interpreti W. White, E. Zhidkova direttore Valery Gergiev orchestra London Symphony cd LSO 0685
Si resta sorpresi, conoscendo il temperamento di solito vulcanico di Gergiev, nell’ascoltare fin dallo smorto attacco sulle ultime parole del Prologo (detto in inglese) un’esecuzione tanto grigia, slentata, povera di qualsivoglia pathos. Le sonorità attutite anziché esplosive all’apertura della quinta porta sembrerebbero propendere verso toni lirici e melanconici. Ma allora, i gioielli della terza porta dovrebbero scintillare con tutt’altra varietà di colori; il lago di lacrime della sesta dovrebbe trovarsi immerso in luce ben altrimenti perlacea. E così via. In questa spenta esecuzione, a emergere sono dunque i due solisti, ma non quanto meriterebbero: Elena Zhidkova, che ci si ricorda memorabile Judith alla Scala con Harding nello spettacolo di Stein, è ancora brava ma in altro contesto avrebbe potuto esserlo di più; sempre gigantesco, invece, il carisma d’un Willard White che nonostante tutto s’impone grazie a uno straordinario lavoro sulle mezze tinte, apice un finale da brivido. L’unico, purtroppo.
Elvio Giudici