Pianoforte Paul Lewis
cd Harmonia mundi HMC 902071
A coronamento dell’integrale delle Sonate e dei Concerti, il cui ampio apprezzamento ha certificato l’immagine del pianista inglese, arricchita dalla lezione di Brendel, come uno degli interpreti beethoveniani oggi più affidabili, Lewis si è cimentato con quell’estremo monumento che sono le “Diabelli”. Opera estrema, appunto, la più “moderna” di Beethoven riteneva Schönberg, aperta per la sua stessa conformazione formale alle letture più libere, sia nell’accentuazione dello slancio dionisiaco che in una proiezione determinata dalla radicalità del linguaggio. Estremi dal cui allettamento sembra sottrarsi Lewis che fin dall’approccio franco, senza allusive smancerie, con cui espone il valzerino di Diabelli lascia intendere di affrontare l’avventuroso viaggio con decisa consapevolezza; il che non significa che di ogni variazione non colga il carattere specifico così come non mostri la forza stimolante di certi stacchi – tra l’Andante ad esempio della misteriosa ventesima variazione e l’Allegro con brio di quella che segue, come a dissolvere l’incantesimo – ma indica invece come il continuo trascolorare di situazioni e pure il gioco di travestimenti stilistici trovino una consistenza tangibile nella plasticità di un pianismo che lascia poco o nulla all’indeterminazione, pur nella sensibilità dei trapassi; per dire di una coscienza che lo straordinario, imprevedibile caleidoscopio di immagini che vanno ruotando sotto le mani del pianista, dal serioso, al grottesco, al capriccioso più sfrenato, intercalate all’incupimento improvviso, al sorprendente, alla trepida confessione trovino una loro profonda coerenza nella trama generale come nella tenerezza del commiato.
Gian Paolo Minardi