quartetto Hagen cd Myrios MYR 009
I trent’anni di carriera, festeggiati con grande rilievo nel 2011, costituiscono una “storia” oltremodo significativa che fa del complesso austriaco uno dei garanti più forti e insieme originali della letteratura quartettistica, in particolare di quella vetta suprema rappresentata dai diciassette Quartetti beethoveniani, ai quali l’Hagen ha dedicando le proprie energie nelle stagioni 2012-2013 portando nelle più importanti sale del mondo l’integrale. Questo disco è in certo qual modo un campione rappresentativo nell’associare il primo Quartetto composto da Beethoven – il terzo dell’op.18 – all’ultimo, l’op. 135, termine esemplare della coerenza di una linea interpretativa che oltrepassa le profonde differenze segnate dai “tre stili”, in particolare quella scomparsa della “formula retorica” segnalata da Adorno, per entrare nel cuore della scrittura e svelarne la forza intrinseca; un confronto suggestivo e illuminante quello tra l’esordio e il commiato da un genere al quale il compositore si accosta subito con assoluta originalità, dietro la filigrana haydniana e mozartiana. È il tratto, appunto, che contrassegna la lettura dell’Hagen, tesa a tradurre il senso di quell’energia, fatta di asprezze e ineffabili dolcezze, che Beethoven va liberando tra le quattro voci, in un rapporto via via più scabro tra la densità del pensiero musicale e la rarefazione dei mezzi. Segnale subito percepibile in quella sorprendente apertura dell’Allegro del Quartetto in re maggiore dell’op. 18, un salto di settima che pone un inquietante interrogativo, subito amabilmente deviato. Contrasti che ci conducono come attraverso una sublime scorciatoia a ritrovare un’ancor più profonda unità attraverso la frammentazione di scrittura dell’ultimo Quartetto dalla quale i quattro interpreti, in naturale coesione, distillano la più toccante commozione del “Lento assai, cantante e tranquillo”.
Gian Paolo Minardi