violino Viktoria Mullova
pianoforte Kristian Bezuidenhout
cd Onyx 4050
“Un’altra Kreutzer?”, viene spontaneo chiedersi vedendo infoltirsi vertiginosamente l’elenco delle sue incisioni, iniziate praticamente insieme alla nascita del disco e tutt’ora in fertilissimo proliferare. La risposta va cercata sia nella comprensibilissima ambizione di ogni interprete di lasciare una testimonianza della sua arte nelle pagine più celebri del suo repertorio sia nella potenzialità, appannaggio solo dei grandi capolavori, di consentire inesauribili chiavi interpretative.
Nonostante l’armonioso equilibrio fra i due solisti, non c’è dubbio che sia lo Stradivari della celeberrima violinista russa a illuminare la strada al fortepiano del suo giovane partner sudafricano. Lettura orientata a mettere più in evidenza la componente strutturale delle due pagine (con una spiccata propensione a sottolineare taluni effetti sincopati) piuttosto che i loro pur così accattivanti spunti melodici. Un’interpretazione, la loro, che potremmo definire intellettuale, ma non nel senso paradenigratorio oggi spesso attribuito al termine: bensì nel senso di affascinante speculazione dell’intelletto. Del tutto inediti certi dettagli della Sonata n. 3, quali il ruolo decisamente concertante, con volubili soliloqui di piccole note, riservato al pianoforte nel rapsodico Allegro iniziale, e, nel successivo Adagio, il tema sviluppato dal piano e ripreso dal violino che lo canta con aerea limpidezza.
di Giancarlo Cerisola