Brahms La belle Maguelone

baritono Stéphane Degout
soprano Marielou Jacquard
pianoforte Alain Planès
cd Label Music LBM054

Un gioiello, questo disco registrato dal vivo d’un concerto all’Aténée l’anno scorso. Brahms si fece seppellire con la partitura della Médée a fianco, ma opere non ne scrisse mai; però forse avrebbe voluto, a giudicare dall’impianto narrativo di questa sua Magelone, l’unico suo ciclo narrativo di Lieder tratto da uno dei racconti inclusi nel Phantasus di Johann Ludwig Tieck (a sua volta ispirato da un manoscritto francese anonimo del XV secolo), che nel corpo del racconto inserì diciassette Romanzen – poesie -, quindici delle quali musicate appunto da Brahms: Lieder a comprendere appieno i quali, con le loro diverse valenze psicologiche e drammatiche in chiave ballata popolare, è dunque necessario conoscere il contesto. Pierre conte di Provenza – ovviamente, la terra dei Trobadors che poetano e cantano in lingua d’oc – e Maguelone principessa di Napoli s’innamorano nonostante lei sia promessa a un altro; lui le dona i tre anelli regalatigli dalla madre e fuggono, ma su una lontana spiaggia un misterioso corvo nero s’impossessa degli anelli, Pierre si getta in mare per recuperarli, si perde e vaga per molto tempo e per molte avventure (comprensive di pirati e prigionia in Babilonia dove la bella Suleima s’innamora – e lui non si capisce bene ma si sospetta), fino a tornare in Provenza dove ritrova l’amata e la sposa. Contesto indispensabile, dunque. Quasi tutte le – poche – incisioni di questo ciclo (che, al pari di tutta la produzione liederistica di Brahms, Mario Bortolotto tratta malissimo ed è parere che proprio non condivido), sono affidate a un solo esecutore: qui invece baritono e mezzosoprano assumono le parti di Pierre e Maguelone (lei dà anche voce alla madre di Pierre che lo saluta per il viaggio che lo porterà a Napoli, nonché a Suleima), e i quindici Lieder sono intercalati da brani in prosa che Élisabeth Germser ha ricavato con abilità dal manoscritto medievale volgendolo in francese moderno, recitato con un magnifico gusto evocativo da Roger Germser. Gusto che si trova in perfetta simbiosi espressiva col pianoforte di Alain Planès, cui sono affidate magnifiche pagine descrittive magnificamente eseguite: come la musica misteriosa che pervade il “meraviglioso giardino” napoletano dove vaga il trasognato Pierre; come i battiti del cuore innamorato di Pierre nel settimo canto; come le onde nelle quali si getta Pierre; come la scorata melanconia di Suleima che s’effonde da misteriose lontananze; come l’empito di passionalità che deborda in arpeggi e bicordi ribattuti allorché Pierre vaga sul mare ma ricordando l’amata, a fronte dell’invece melanconico “effetto liuto” che accompagna molti suoi canti dove s’evoca lo stile antico dei Minnesang e dei Volkslied della tradizione popolare.
Non conosco abbastanza le due lingue quindi non saprei dire se il tedesco di Degout e Jacquard abbia un profumo francese, ma nel caso ci starebbe comunque benissimo: certamente cantano molto bene (lui superbamente, con una linea ampia, ferma, morbida, omogenea; lei voce più modesta ma emessa con un legato magnifico) con un fraseggio da grandi artisti.
Elvio Giudici


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301 Giugno 2024
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