PIANOFORTE Keith Jarrett 2 CD Ecm 2790/91
La storia del jazz e del pianoforte moderno devono molto a Keith Jarrett, compositore, leader e virtuoso quasi ottantenne che ha debuttato ai tempi dei Jazz Messengers, ha seguito la svolta elettrica di Miles Davis e poi ha preso una strada autonoma con capolavori di composizione estemporanea come il Kölln Concert (1975), gli album con Gary Peacock e Jack DeJohnette, numerose frequentazioni con l’ambiente della “classica” (eseguendo fra gli altri Pärt, Bach, Handel, Mozart). Nel 2018 ha interrotto l’attività esecutiva per motivi di salute ma l’uscita di questo nuovo album – con nastri incisi nel 1994 – lascia presagire che il suo lascito continuerà ancora a venire incrementato.
In due cd escono adesso le cosiddette sonate “Württemberg” di Carl Philipp Emanuel Bach, dedicate a un aristocratico allievo e abbastanza frequentate anche dai pianisti (con le immaginifiche note illustrative di Paul Griffith). All’epoca della registrazione Jarrett si divideva tra il jazz moderno e il repertorio barocco dimostrando come l’osmosi profonda delle due mentalità potesse illuminare entrambe anziché andare in cerca del sincretismo (vedi il caso del più anziano collega Joe Lewis). Rispetto ai dischi di quegli anni (Clavicembalo ben temperato, Variazioni Goldberg ecc.) che suscitarono numerose perplessità, la nuova uscita sorprende perché nella scrittura del Bach figlio Jarrett trova una dose di asimmetria e “blues” (termine che qui usiamo per tradurre, provocatoriamente, il concetto tedesco di Empfindsamkeit, sensibilità) che gli è molto congeniale.
CARLO FIORE