interpreti N.Manfrino, S.Guèze, H.Thébault, P.Do, P.-Y.Pruvot direttore Jérémie Rhorer orchestra Le Cercle de l’Harmonie 2 cd Ambroisie 209
Anche con Cherubini, non meno che con Gluck, il fattore “suono” appare sempre più determinante. Con tutto quanto la cosa comporta nelle ricadute che ciò significa su musicisti coevi, primo tra tutti Beethoven: che il Cherubini giunto all’an der Wien andò ripetutamente a sentirlo, entusiasmandone al punto da fissare parecchi tratti musicali sul suo diario, e conservandone parecchi tratti drammaturgici, regolarmente disattesi da quanti praticano solo l’estetica romantica se non addirittura tardoromantica a proposito d’una musica che precede d’oltre un sessantennio la Prima Sinfonia di Brahms. Puntualmente, ascoltare questo complesso – diretto con grande impetuosità di Rhorer, figura sempre più emergente in area francese – in un eventuale paragone con l’incisione di Muti significa ascoltare musica sensibilmente diversa: il che, unito alla proprietà linguistica d’un cast non solo tutto francofono ma composto tutto da artisti capaci di manovrare con abilità la parola non solo nei brani dialogati ma anche e soprattutto nel canto, rende questa Lodoïska tutt’altra cosa rispetto alla seriosa contemplazione museale che è l’incisione scaligera. Nathalie Manfrino è davvero brava; Sébastien Guèze è un po’ in affanno ma se la cava, il Dourlinski di Pierre-Yves Pruvot non s’atteggia a bieco infame e come capita spesso risulta ben più temibile perché figura ben più complessa.
Elvio Giudici