pianoforte Maurizio Pollini
cd Dg 0289 477 9530 8
Registrati tra maggio e giugno del 2011, i contenuti del nuovo cd polliniano riprendono a distanza di molti anni alcune incisioni che già erano entrate nella storia (i Preludi, nelle due versioni “di Varsavia” – 1960 – e della prima edizione della Dg – 1975). Paralellamente Pollini ripropone il secondo Scherzo e aggiunge le inedite (per lui) Mazurke op. 30. Per quanto riguarda i Notturni dell’op. 27 si tratta di una ennesima rilettura di pagine tra le più amate dal pianista milanese. L’accostamento di questi numeri d’opera è evidentemente pensato secondo un criterio cronologico ma non ha oggi un particolare motivo di interesse, trattandosi di una scelta del tutto normale operata da molti pianisti sia in concerto che nella impaginazione discografica. Molto più importante nel contesto dell’evoluzione interpretativa del grande pianista è invece il risalto dato alla componente melodica, ottenuto ricorrendo a una miscela di ingredienti che mancavano nel giovane Pollini o erano presenti in minor grado per far posto a una lettura molto più serrata e rivolta a sottolineare le componenti strutturali e armoniche. L’attenzione odierna al timbro, ad alcune inflessioni di rubato, a un uso più raffinato dei pedali, fanno pensare o a un recupero della migliore tradizione (Cortot e Rubinstein in primis) o a un naturale processo di “invecchiamento” che non ha risparmiato nessuno dei giganti della tastiera fortunatamente rimasti in attività oltre la soglia dei 70 anni. E se in questa nuova ottica si ha l’impressione che i tempi di esecuzione siano un poco rallentati, un rapido confronto tra i minutaggi dei Preludi nella versione 1975 e quelli della versione odierna ci lascia stupefatti: avviene infatti esattamente il contrario. Pollini sarebbe stato sicuramente in grado di ottenere gli stessi risultati qualitativi di oggi già da ragazzo e il porsi allora controcorrente rispetto a certi aspetti della tradizione rappresentò per lui una scelta di campo che gli costò, prima della grandissima popolarità, critiche non certo tenere di freddezza, impazienza, esasperato rifiuto di qualsiasi concessione alla distensione del fraseggio che non fosse direttamente connessa a un fine di chiarimento della logica strutturale. Forse molti musicofili italiani non sanno quanto potevano essere sferzanti le critiche nei confronti di Pollini da parte dei giornali statunitensi e inglesi ancora negli anni 80: si ironizzava sull’urgenza espressiva del pianista, sui tempi fin troppo veloci di certe esecuzioni (“come se volesse prendere al volo il treno delle 9 alla stazione di Waterloo”). Oggi sono proprio i critici britannici a tessere le lodi più convinte nei confronti di un pianista che non ha certamente rinnegato le proprie scelte di giovinezza e si avvia verso una gloriosa terza età senza rinunciare a tutte le conquiste precedenti, ma anzi integrandole con una componente di saggezza interiore che si raggiunge attraverso le esperienze di una vita.
Luca Chierici