interpreti D. Damrau, J. Calleja, L. Tézier, N. Testé direttore Jesus Lopez-Cobos orchestra Opera di Monaco 2cd Erato 218943
Fantastica Damrau. Tutto l’abracadabra della virtuosa (trilli, picchiettati, messe di voce, sbalzi, passaggi vocalizzati lenti veloci o rapinosi, sovracuti di forza e in pianissimo mai percussivi o men che mai meccanici) presente all’appello: ma in secondo piano rispetto all’interprete. Il settore centrale della sua voce, rispetto agli inizi s’è ispessito, consentendo legati pieni, intensi ma di miracolosa morbidezza e uguaglianza, resi di lancinante espressività da un gioco dinamico raffinatissimo ma in nessun momento inquinato di manierismo: apice la pazzia accompagnata dall’armonica a vetro con le sue aeree deliquescenze a dipingere un vaneggiare di tanto più dolente e allucinato in quanto nutrito di sensuale carnosità. Grande cantante, grandissima interprete, Lucia di portata storica.
Più “terrestre velo” avvolge il resto. Tézier è robusto, sicuro (e sì che lodevolissimamente, si e ci risparmia l’orrida tradizione dell’acutaccio al termine del duetto con Lucia), sfodera linea brunita e rocciosa ma non si può dire si danni l’anima per immettervi accenti un po’ più vari della generica protervia. Calleja è il contrario: avrebbe diverse belle intuizioni espressive, rese problematiche da una linea fragilina e dai pochi o nulli armonici, gessosa e arida su, anemica vuota al centro e vuota giù. Testé è un Raimondo ruvido e sgarbatissimo, di lingua estranea. Lopez-Cobos è quello che sempre è: un ragioniere corretto, preciso, affidabile, disperatamente ron-ronnante.
Elvio Giudici