Douce France

solista Anne Sofie von Otter 
strumentisti Carl Bagge, Bengan Janson, Ulf Forsberg
2 cd Naïve V 5343
prezzo 20

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Volete regalarvi due ore di delizia senza aggettivi? Provvedetevi dei due dischi che Anne Sofie von Otter ha dedicato al paesaggio delle Mélodies e delle Chansons francesi qui riprodotte. La cantante, si sa, è egregia e nulla potrebbe immaginarsi di più consono allo strofismo eslege dei grandi Francesi dei secoli XVIII e XIX che la pronuncia senza birignao di uno dei mezzosoprani più intelligenti del nostro tempo. Ben sorretta peraltro dal vigile pianismo di Bengt Forsberg, la cantante svedese adatta la propria fascinosa voce tuttora integra a un percorso di accortissima discrezione e insieme di palpabile afflato qual si confà a liriche come Si vous n’avez rien à me dir di Saint-Saëns, la mirifica Ballade de la reine morte d’aimer raveliana o le tre celebri Chansons de Bilitis debussiane, cartone preparatorio del Pélleas, sui testi di Pierre Louÿs. Ma le sorprese arrivano non dal Certo ma dall’Ignoto: si ascoltino specialmente la bellissima L’Heure exquise che un uomo di mondo dalle frequentazioni le più chic come Reynaldo Hahn scrisse sui versi di Verlaine, o La Cloche félée dello statunitense Charles Martin Loeffler, ove quelli di Baudelaire vengono avvolti in un’aura di sapiente attesa del Nulla.
Ancor più sorprendente è la prova della Otter nel secondo dei cd di cui si tratta. E per due motivate ragioni: il sottile ma inequivoco fil rouge che lega la mélodie del secolo d’oro all’espansione in campo leggero della stessa che si verifica nelle celebri pagine di Leo Ferré (stupenda soprattutto Le Pont Mirabeau, sul testo di Apollinaire), Kosma, Moustaki, Trenet e Lenoir. E, non ultima, la veridicità e il gusto tra il canaille e il languoroso con cui una voce educata a Monteverdi e Mozart si cala nei panni dello chansonnier di professione senza patirne l’autorità (o forse patendola un po’ solo nella famosa Vie en rose, di cui è arduo per chiunque ripetere lo slancio di quella voce arrochita che fu lo strumento della Piaf). Ma superbi sono i risultati in testi quali la trascinante Padam Padam di Glanzberg, Les Feuilles mortes, A Paris, Que reste-t-il de nos amours, Parlez-moi d’amour, Boum! Il certame con Montand, Trenet e Ferré poteva essere impari ma non lo è. E infine mi si conceda di far menzione speciale per un’ignota Le Facteur del greco Mános Hadjidákis, meraviglioso canto del folclore trace in cui la Otter letteralmente si supera per dolenza d’accento. Le chansons si avvalgono, non ultima perla, di un gruppo di strumentisti eccelsi; si dovrà far cenno almeno del pianista Carl Bagge, del fisarmonicista Bengan Janson e del violino di Ulf Forsberg. Le registrazioni sono state effettuate nel 2013 in Svezia.
Aldo Nicastro

 

 


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306 Novembre 2024
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