ensemble L’Instant Donné ensemble vocale ExAuDI direttore James Weeks cd Winter & Winter 910 208
Nella sua musica, trasparente, capillare, eloquente, giocata su minimi gesti sonori, reiterati e così variati da apparire ambigui, Gervasoni prende spesso spunto da testi letterari. Nel caso di Dir – In Dir, per doppio sestetto (sei voci e sei archi) composto tra il 2003 e il 2011, il compositore è partito da alcuni distici di Angelus Silesius (poeta e mistico del Seicento), tratti dal Cherubinischer Wandersmann, poi frantumati e trasformati in un labirinto fatto di micromovimenti, un intreccio a forma di spirale, dove le sequenze strumentali fanno da commento agli interventi vocali (nitidissima l’esecuzione dell’ensemble inglese Exaudi), e i frammenti di testo diventano parte della texture musicale: “La parola è disseminata nella musica, vi si perde dentro, la rende parlante (al contrario della prassi “normale” che consiste nel far cantare la parola), fino quasi a trasformarla in parvenza di significante”. Il risultato è una superficie sonora brulicante, piena di slanci espressivi, di lampi e gocciolamenti degli archi, di misteriosi glissati e squarci tremolanti delle voci, di incroci di scale e progressioni, di momenti rarefatti e di echi di polifonie arcaiche. Un pezzo dalla forte carica emotiva, un’espressione quasi timida, afasica, ma anche stranamente cullante, che suggerisce l’idea poetica di un cammino ascendente, che conduce verso un regno dell’aldilà. L’altro lavoro inciso in questo cd, descdesesasf (1995), prende spunto da una poesia di Paul Celan (da Atemwende) e dal tema schumanniano di Warum? (terzo dei Phantasiestücke op.12), da cui trae anche il titolo (che corrisponde alla notazione tedesca di re bemolle – do – re bemolle – mi bemolle – la bemolle – fa). Questo “Trio-rito” era stato scritto nel 1995 per trio d’archi con l’aggiunta di alcuni “suoni esterni” (le graffette poste sulle corde, il continuo cambio delle sordine, la poesia di Celan recitata dagli stessi strumentisti, i suoni di tre radioline azionate ancora dai tre musicisti). Nella versione qui registrata, che risale al 2013, tutti questi suoni esterni sono trattati (filtrati e amplificati quelli delle sordine, moltiplicati e spazializzati quelli delle radioline) col live electronics (da Carmine Emanuele Cella). C’è dunque ancora un testo a fare da innesco drammatico alla musica, e ancora una sorta di viaggio iniziatico, in questo caso una discesa verso la morte, espressione della perdita di speranza dell’umanità: “Una parola smembrata, quasi indirizzata alla propria coscienza e non proiettata in maniera comunicativa, una parola destinata a soccombere nel brusio e nell’indifferenza generale, nel caos di parole, non poetiche, del mondo”.
Gianluigi Mattietti