interpreti I. Papandreou, M. Solyom-Nagy, P. Schöne, J. Batukov, R. Carlucci, V. Ghazaryan
direttore Enrico Calesso
orchestra Filarmonica di Erfurt
3 cd Capriccio 67054
Secondo simultaneo cimento, su soggetti simili, fra Gurlitt e Berg: e non c’è gara in nessuno dei due inevitabili confronti. Il primo fu coi due Wozzeck, che Berg manda in scena nel ’25 e Gurlitt l’anno appresso; il secondo, concerne due soggetti ispirati entrambi a una femme fatale tanto affascinante quanto distruttiva: mentre Gurlitt lavorava infatti a Nana, tratta dal romanzo di Balzac, Berg stava componendo la ben altrimenti complessa Lulu. I punti d’incontro fra i due compositori finiscono qui: interessante fin che si vuole, alla musica di Gurlitt manca l’impronta d’una grande personalità, per non dire d’una personalità tout court. Piacevole, colta, tanto eclettica da sfumare i suoi tratti distintivi, la struttura volteggia attraverso gli stili in auge nel primo dopoguerra: da Richard Strauss per i frequenti episodi di conversazione, a Franz Lehár e Jacques Offenbach, con occasionali e prudentissime incursioni atonali. Pronta nel 1933, l’opera non trovò la via del palcoscenico per gli ostacoli del regime nazista (cui inizialmente aveva peraltro aderito, e pure con entusiasmo) che ne aveva scoperto gli antenati ebrei e che nel ’37 lo costrinse all’esilio in Giappone dove morì, ottantaduenne, nel ’72.
Nana andò finalmente in scena solo nel 1958, a Dortmund. L’attuale incisione, a tratti disturbata da forti rumori di palcoscenico, è il live di uno spettacolo del 2010 nel teatro di Erfurt diretto dal suo giovane Kapellmeister, il veneto Enrico Calesso che pare vi stia svolgendo un ottimo lavoro: fa difatti tutto il possibile per infondere energia espressiva e interesse drammaturgico alla plumbea atmosfera in cui sta immersa la (lunga) narrazione. Modesta la consistenza vocale del cast (la protagonista Ilia Papandreou è a tratti di sgradevolezza davvero cospicua in un registro acuto le cui sollecitazioni continue sono tradotte in grida spesso laceranti), peraltro molto volonteroso sul piano espressivo. Menda non da poco, il libretto tedesco non è corredato da alcuna traduzione.
elvio giudici