interpreti J. Gilchrist, M. Julsrud, E. Jansson, H. Stensvold, M. Kielland, E. Rapp
direttore Fabio Biondi
orchestra Stavanger Symphony
2 cd Bis 1864
Scritto al tramonto della sua vita, l’oratorio fa onore alla fama del compositore. Soprattutto per la qualità della musica, la struttura restando invariata rispetto ai precedenti: grandi cori con una gamma d’accenti che spazia dal mistico al trionfale; molte arie, alcune delle quali solo virtuosistiche e altre con picchi emotivi di rara intensità; e pochi pezzi d’insieme, fra cui un quartetto e un quintetto di rara potenza evocativa. Vi si racconta la storia, di ascendenza biblica, del condottiero israeliano che partendo in guerra per liberare il suo popolo promette, in caso di vittoria, al suo generale Hamor la mano della figlia, e a Dio – con la signorile generosità con cui si dispone della vita degli altri – il sacrificio della prima persona che al ritorno gli verrà incontro. Costei, come da consumato copione, è proprio la figlia la quale, dopo i tumulti emozionali di prammatica, si dichiara disposta a immolarsi. Ma ecco giungere un angelus ex machina a salvarle la vita: al Signore sarà più gradita la sua perenne verginità (un happy end, per le famiglie dabbene). Tutti esperti barocchisti, i sei interpreti – unico ruolo en travesti, quello di Hamor affidato al mezzosoprano Marianne B. Kielland – assicurano un ottimo esito vocale, fuso in maniera eccellente con quello del coro fiammingo, fondato nel lontano 1970 da Herreweghe. La magnifica nitidezza di concertazione di Biondi fa sì che sia sempre percepibile quanto fiati e archi di questa formazione norvegese movimentino di continuo l’elaborata scrittura strumentale in pulsioni dinamiche sempre varie e appropriate onde far lievitare dall’interno una musica di straordinaria, modernissima novità nel suo superare ma mai rinnegare la struttura da opera barocca d’impronta italiana – considerata da Händel esperienza definitivamente conclusa – e nell’accogliere in pari tempo la sapienza contrappuntistica d’un Carissimi, per spianare la strada a quanto oggi possiamo tranquillamente definire un dramma musicale.
di elvio giudici