fortepiano Bobby Mitchell cd Alpha 196 prezzo € 18
Da quando la discografia si è messa a rincorrere le “prime assolute” a tutti i costi abbiamo scoperto un po’ di musica “nuova” (anche dei secoli scorsi), ne abbiamo ascoltata tanta totalmente inutile e abbiamo visto tramontare alcune tradizioni produttive che imponevano invariabilmente compositori “canonici” e accostamenti di loro opere ancor più “canonici” (vedi i tipici accostamenti beethoveniani di sonate o sinfonie). Ci sono anche compositori capitali (vedi per esempio alle tastiere Domenico Scarlatti, Wolfgang Amadeus Mozart o Franz Liszt) che si potrebbero suonare di più e meglio ma che vengono trascurati perché apparentemente già troppo battuti. Lo stesso non può dirsi di Haydn che, anzi, sembrerebbe godere di una cospicua renaissance, venendo eseguito sempre più spesso con attenzione, studio e profondità di dettaglio. È il caso di varie incursioni pianistiche (vedi Jan Efflam Bavouzet per Chandos) come quella di Bobby Mitchell che propone su uno strumento a cinque ottave di scuola viennese le Sonate Hob. XVI:23, 28 e 48, l’Adagio Hob. XVII:9 e l’Andante con variazioni Hob. XVII:6. Elemento di ulteriore interesse, in una lettura entusiastica e convincente per tecnica e doti di cantabilità, sono le improvvisazioni poste fra un brano e l’altro per “passare di tono” dal mi bemolle della seconda sonata al do della terza e dal do al fa dell’Adagio, prassi frequentissima fino a tempi non remoti (la si può ascoltare anche nel Novecento e in disco, per esempio in uno strabiliante live di Wilhelm Backhaus dalla Carnegie Hall) ma oggi ampiamente negletta.
Carlo Fiore