pianoforte Herbert Schuch cd Naïve V 5362 prezzo € 18,70
Nella generazione dei pianisti tra i trenta e i quaranta Herbert Schuch, nato in Romania nel 1979, emigrato ancora giovanissimo in Germania dove ha compiuto la sua formazione, credo possa considerarsi una delle personalità più interessanti per un tipo di musicalità che lo porta ad andar oltre la facciata pianistica per guardar più a fondo, perseguire una consapevolezza che gli consenta di mettere a fuoco l’idea di stile nella sua pienezza significativa; da cui nessun inclinazione effettistica né compiacimento. Una linea che trova riscontro nelle scelte dei suoi programmi, sempre concepiti lungo tracciati di coerenza, anche in senso erratico come quello di questo disco centrato sul fascino della campana: fascino sonoro, dice Schuch, dovuto sia alla ricchezza di armonici delle grandi campane come pure al “caos ritmico” e quindi alla creazione di particolari strutture prodotto dalla sovrapposizione di più campane; ma dietro al dato sonoro il suono delle campane ha un più sfumato potere evocativo, una tensione verso l’alto, qualcosa di sacrale, dice sempre Schuch, che spiega il titolo di “Invocation”. Programma suggestivo che trova pieno riassorbimento nella qualità dell’eloquio pianistico e della visione timbrica, sempre molto filtrata, con cui l’interprete definisce ogni anello della sua originale catena immaginativa: la linearità dei due corali bachiani, nella trascrizione di Busoni e dell’aria dalla Cantata Bwv 127 trascritta da Harold Bauer, la poesia distillata dal Liszt delle Harmonies poétiques et religeuses, la misteriosa evocazione della raveliana Vallée des cloches, l’ambivalente sentimento che pervade il Preludio del giovane Messiaen Cloches d’angoisse et larmes d’adieu , brano da cui Tristan Murail ha tratto ispirazione per rendere omaggio al maestro dopo la sua morte con il breve Cloches d’adieu, et un sourire .
Gian Paolo Minardi
