chitarrone Jachob Lindberg cd Bis 1899
Graditissimo ritorno al disco di Jachob Lindberg, fra i maestri sommi del liuto, con un programma particolarmente difficile e anche per questo benvenuto: negli ultimi anni, infatti, la musica seicentesca per chitarrone (liuto di particolare grandezza, con sei corde tastate e otto a vuoto su un prolungamento della paletta, adatto all’esecuzione del basso continuo) è stata più volte aggredita da numerose esecuzioni fracassone e volgari, che nello stile ricercato degli autori che composero per questo strumento (innanzitutto Kapsberger e Piccinini), intravedono i prodromi del basso elettrico anziché i contemporanei di Frescobaldi, emulando un’operazione ai limiti del crossover che fino ad oggi è riuscita solo a Rolf Lislevand accompagnato da Guido Morini (Astrée). Lindberg invece – come prima di lui Paul O’Dette (HM) e Hopkinson Smith (Astrée) – si “limita” a leggere le intavolature e a trarre da esse il gioco strumentale virtuosistico, articolandolo secondo il linguaggio della retorica musicale, quindi dando un significato semantico preciso a ogni accordo, ogni consonanza, ogni dissonanza e ogni relazione tra di esse.
Carlo Fiore