[sassofoni e clarinetto] John Surman
[organo] Howard Moody
[cd] Ecm 1986 1715540
Per chi è pronto a immergersi in un frastuono frammisto di sacro e profano (miscelati con consumata alchimia), è l’ascoltatore ideale di questa bella accoppiata che Manfred Eicher, guru dell’Ecm, non si è certo lasciato sfuggire. Complice una cattedrale e il suo magnifico organo sinfonico (con timbri orchestrali assenti nei più diffusi strumenti da chiesa), Eicher ha favorito l’incontro offrendo le sue “truppe d’assalto discografico” a due navigati artisti come John Surman (ai sassofoni baritono, soprano e al clarinetto basso) e Howard Moody (all’organo più famoso di Ullern, Oslo). Il coraggio di osare un accostamento improbabile a dirsi paga invece all’ascolto: perché gli ammiccamenti sinuosi degli ottoni di Surman bene si intrigano con i tappeti discreti di Moody. Discreti per modo di dire, perché il suono organistico che qui si ascolta non è affatto associabile alla liturgia. Ché la partitura di per sé di sacro ha ben poco. Nella sua stravaganza assolutamente mondana (basti l’incipit di The Old Dutch, terza traccia), anzi, si ha perfino l’impressione che l’ambientazione ecclesiastica dell’organo di Oslo sia il pretesto cercato per dissacrare il rito. Rompendo così il luogo comune per il quale tale suono è automaticamente sinonimo d’elevazione spirituale. Lo splendido uso che ne fa Moody, anzi, associato alle sortite di Surman, sembra sottolineare, attraverso la sorpresa, l’afflato popolare che pare sfuggirgli dalle canne, lontane, in questo disco davvero prezioso, anni luce dall’Ordinarium e dal Proprium Missae che il rituale ecclesiastico – almeno a noi cattolici – ci ha abituati ad associare.
Alessandro Traverso