solisti P. Petibon, S. Manoff, D. Levi, O. Py, C. P. La Marca, N. Radulovic, D. Venitucci, F. Verly cd Dg 479 2465
Quale versatilità la signora, o signorina, Patricia Petibon: l’avevo ammirata (non solo come cantante) in una berghiana Lulu, più tardi come interprete, quasi un ossimoro, di musiche sacre di Poulenc, la riammiro oggi in questo cd che, rammentando nel titolo una composizione per pianoforte a quattro mani di Erik Satie, ci porta nell’universo del music hall parigino degli Anni Venti del Novecento, con tutti i suoi birignao e affronti alla seriosità. La signora non sfoggia gran volume di voce ma quel bastante lo utilizza con intelligenza, vuoi sbiancando la voce fino alla quasi totale assenza di vibrato (Spleen di Fauré), vuoi imitando le smorfie di un gatto (Ba, be, bi, bo, bu di Poulenc). Disco appetitoso, dunque, quand’anche le musiche incise non siano tutte di analogo livello di godibilità ma occorre saper scegliere. Alcune sono assai spiritose, e si pensa ad esempio, per restare a Satie, alla deliziosa Allons-y, Chochotte!, dedicata a Paulette Darty, regina del cabaret, o ai quattro capricci zoologici di Manuel Rosenthal, che parlano di elefanti, cani e cammelli (l’ultimo, specialmente, Le Vieux Chameau du zoo, descrive con amabile humour l’arrancare del vecchio animale nei suoi percorsi sahariani). Ma non mancano i momenti di sospirosità, e qui forse il programma esibisce i suoi numeri più forti. Si pensa alla valse lente di Satie Je te veux, voluttuoso duo fra voce e violoncello, o a Jolie môme di Léo Ferré, che fu grande successo di Juliette Greco, e che Petibon intona con la loquacità di un titi parigino. Gli strumentisti mi sembrano tutti adeguati: Susan Manoff accompagna al piano le chansons con giusta immedesimazione e in qualche caso agisce da sola o in duo con David Levi (divertente l’iniziale Les Courses di Satie che destina i suoi sberleffi a un testo sacro quale la Marseillaise).
Aldo Nicastro
