pianoforte Alessandro Marangoni
direttore del coro Marco Berrini
coro Ars Cantica Choir
L’importante ricorrenza lisztiana di quest’anno se ha intensificato, com’era prevedibile, l’attenzione degli interpreti e dei discografici, sembra aver agito con moderazione nella direzione di una più approfondita rivisitazione della personalità del grande musicista ungherese attraverso l’esplorazione di quelle zone ancora isolate della sua sconfinata produzione tutt’altro che marginali, come quella della coralità, in particolare. In tal senso va sottolineato l’interesse di una proposta come questa della Via crucis , un ciclo di straordinaria pregnanza espressiva appartenente alla estrema maturità creativa del musicista, scaturito da quella tensione religiosa che ha intessuto come fibra sostanziale l’intera sua vita e che negli ultimi anni – dove a Liszt verrà riconosciuta la dignità di abate – affiora in maniera più significativa, attraverso l’intensificazione di una riflessione che agisce sullo stile, come spinta ad una “povertà”, ad un’essenzialità di cui le varie “stazioni” offrono un quadro esemplare. Rivivono nella sequenza tanto le suggestioni gregoriane come quelle della tradizione luterana nel richiamo di armoniosi corali, elementi che Liszt riattiva entro una linea di sinuosa semplicità affidata ad un pianoforte (o all’organo) spogliato ormai da ogni splendore virtuosistico ma per questo tramite di una concentrazione estrema, dove ogni nota si carica di segrete risonanze come di più tese ardimentosità armoniche, riverberate dal tessuto, anch’esso scabro, della coralità. Tratti che trovano una traduzione sonora di finissimo calibro nell’esecuzione di Alessandro Marangoni, un interprete che ha dedicato la sua intelligenza musicale e le sue doti pianistiche a operazioni non comuni, come la realizzazione dell’intera opera pianistica di Rossini, scrigno di insospettate preziosità, quindi a quella del monumentale Gradus ad Parnassum di Clementi, altro giacimento di straordinarie intuizioni musicali, celate inevitabilmente dalla stessa destinazione didattica. Significativamente Marangoni fa precedere l’esecuzione della Via crucis – nella quale l’intesa con l’ottima compagine milanese di Berrini è davvero ammirevole – da due brani, Pater noster e Ave Maria, appartenenti alla raccolta delle Harmonies poétiques et religieuses che risale alla prima maturità lisztiana e che nella loro contratta intensità offrono una illuminante premonizione dell’intenso ciclo.
Gian Paolo Minardi