Lutoslawski – Concerto per pianoforte Sinfonia n. 2

pianoforte Krystian Zimerman
direttore Simon Rattle
orchestra Berliner Philharmoniker
cd Deutsche Grammophon 479 4518                         
prezzo 18,60

 

LutoslawskiDG

 

Si tratta di una registrazione dal vivo del concerto tenuto nella Philharmonie di Berlino  nel settembre 2013 per ricordare il centenario della nascita di Witold Lutoslawski, unanimamente considerato il maggior musicista polacco del ventesimo secolo. Molte infatti le suggestioni ricevute da Lutoslawski di fronte al mutevole, convulso panorama delle avanguardie novecentesche, non tradottesi però in compromissorio eclettismo ma sempre osservate in funzione di una propria dimensione immaginativa, perseguita con estrema coerenza. Così se la presenza di Bartók ha lasciato una traccia nelle composizioni degli anni cinquanta, soprattutto nel Concerto per orchestra (1954), una delle sue partiture più fortunate, come pure in quella Musica funebre (1958) dedicata alla memoria del grande ungherese, che diede a Lutoslawski una rinomanza internazionale, del tutto personale risulterà il rapporto con la dodecafonia, sottratto ai vincoli troppo stringenti della tecnica seriale ma attivato dalla diversa flessibilità che il totale cromatico poteva offrire alla forma; “forma psicologica”,  diceva Lutoslawski, che pure parlava delle proprie strutture come “sculture realizzate con un materiale fluido”. Ciò che spiega il suo interesse, suscitato nel compositore dall’ascolto radiofonico, nel 1958, del Piano Concerto di John Cage, per la tecnica “aleatoria”; non nel senso cageano, ovviamente, ma quale mezzo per rendere compatibili strutture solide, inamovibili, con situazioni esecutive più variabili: un’ “alea controllata”, come si dirà poi, che Lutoslawski ha applicato, con modi assolutamente propri, nel 1961 in Jeux vénitiens e che avrebbe quindi variamente attuato in altre opere, come nella Seconda Sinfonia (1967) in due soli movimenti: che nascono dalla sovrapposizione di una prima parte, Hésitant, a Direct, che, benché precedente (l’aveva diretta Boulez nel 1966) costituisce la seconda parte ed è contrassegnata da un proliferante tessuto strumentale entro il quale si aprono zone ad libitum, così da creare un senso di febbrile organicità che va sviluppandosi tra “esitazione” e modi più “diretti”. L’idea dell’ad libitum tocca, se pur più moderatamente, il Concerto per pianoforte e orchestra che Lutoslawski aveva progettato da decenni e che troverà realizzazione in seguito alla committenza del Festival di Salisburgo, dove fu eseguito, con la direzione dell’autore, nell’agosto del 1988 ma soprattutto grazie alla stimolante intesa con l’allora già straordinario giovane Khrystian Zimerman, cui è dedicato. In questa nuova proposta si rinnova la sensazione provata alla prima esecuzione di quanto la musicalità del pianista polacco si compenetri con la visione del compositore (che pure era pianista eccellente) nel modo di aderire con il suo pianismo penetrante e inventivo all’idea con cui Lutoslawski concepisce il Concerto, nella tensione che dai tratti rapsodizzanti dell’inizio, attraverso la fulmineità virtuosistica dello Scherzo e la drammaticità del terzo – in cui secondo Zimerman si può cogliere il malessere della situazione polacca di quegli anni – si acuisce nel quarto, in forma di Passacaglia, dove pianoforte e strumenti dialogano sovrapponendosi, secondo quella organizzazione che il compositore indicherà come “forma a catena”, Chain appunto, titolo che ritroviamo più volte nella produzione di Lutoslawski.
Rattle coi Berliner si conferma sensibilissimo nel modo di attivare l’invenzione strumentale, sviluppata dal musicista come fibra di una forma, inquieta e eloquente, sospinta da un’autonomia linguistica che lascia sullo sfondo le presenze stravinskiane e bartokiane. Rispetto alla registrazione del Concerto, effettuata nel 1989 dopo la prima salisburghese negli studi londinesi con la Bbc Symphony Orchestra, sempre Lutoslawski direttore, in questa realizzata del vivo si ha la sensazione che la sonorità del pianoforte risulti meno presente.
Gian Paolo Minardi


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