interpreti M. Kozena, C. Gerhaher
direttore Pierre Boulez
orchestra Cleveand Orchestra
regia video William Cosel
formato 16:9
sottotitoli Ing., Fr., Ted.
dvd Accentus 20231
Fin dai lontani anni Settanta in cui era a capo dell’orchestra della Bbc, Boulez frequentò regolarmente la musica di Mahler rappresentando un sicuro punto di riferimento prima di tutto nella diffusione della sua musica in anni nei quali era considerata di nicchia, poi – più seriamente – quale suo interprete dei maggiori. Pure, solo in epoca relativamente recente Boulez ha acconsentito che le sue pur così significative interpretazioni mahleriane approdassero al disco, quasi sempre dal vivo. Come in questo caso, ulteriore tassello della sua collaborazione con l’orchestra di Cleveland iniziata nel lontano 1965, quando a capo ne era ancora George Szell che ormai l’aveva innalzata al rango tuttora occupato, quello d’una delle migliori degli Stati Uniti: e che suona nella celebre Severance Hall, una delle sale da concerto più belle del mondo cui i recenti restauri hanno restituito – come il video ci consente d’apprezzare – l’originale splendore Art Déco.
Memorabile l’Adagio dell’incompiuta decima sinfonia, per il rigore dell’analisi strutturale che non s’oppone all’intensità espressiva ma se ne fa il più opportuno e valevole tramite; e bellissimo l’accompagnamento del ciclo liederistico su testi da Mahler amatissimi della raccolta popolare Il corno magico del fanciullo. Eccellente, in quest’ultimo, l’apporto del baritono Christian Gerhaher: dizione scolpita, tavolozza cromatica vastissima, chiaroscuri di grande suggestione che evitano tanto i toni della grande tragedia espressionista (Revelge e Der Tambursg’sell, ad esempio, sono al polo opposto rispetto alla celeberrima incisione di Fischer Dieskau) quanto quelli della graffiante ruvidezza popolareggiante, privilegiando una melanconia accorata e pensosa, che nella vibratile trasparenza creata da Boulez tracciano quadri di straordinaria modernità. Magdalena Kozena è molto più monodimensionale, come suo solito: voce gradevole, piccina, chiarissima, molto musicale, poco personale, dizione modesta, linea di vetro sempre al limite dell’incrinatura.
di elvio giudici