ensemble Odhecaton
direttore Paolo Da Col
cd Ricercar 322
Curioso e istruttivo è l’accostamento, entro un contesto di committenza gonzaghesca nella Mantova del secondo Cinquecento, di brani sacri scritti da Claudio Monteverdi (1567-1643) e Giaches de Wert (1535-1596), entrambi autori prevalentemente di musica profana (madrigali), entrambi incaricati di presiedere anche a esigenze del servizio liturgico. La musica sacra, sia per Monteverdi sia per Wert, non fu luogo privilegiato della sperimentazione più radicale (per quel che può valere una locuzione tanto moderna a proposito del tardo Cinquecento) ma di compiaciuta esibizione di dottrina, cioè di scrittura in cui lo stile “antico” (cioè quello della tradizione di Josquin e Willaert) è sottilmente increspato dalle tentazioni del madrigalismo. Questa prospettiva rende particolarmente opportuna un’interpretazione presa “alle spalle”, proprio come fanno gli Odhecaton diretti da Polo da Col, assidui frequentatori della polifonia di primo Cinquecento, qui “arrampicati” su una propaggine in cui tutto risuona “nuovo”, non raggiunto andando a ritroso nel tempo ma guardando avanti, o altrove, come forse fecero i cantori mantovani di Santa Barbara, come certamente fece Monteverdi allorquando si apprestò alla parodia del mottetto “In illo tempore” di Nicholas Gombert (c1495-c1560) in messa ciclica; Wert è invece rappresentato dai tre mottetti Vox in Rama, Ascendente Jesu e Adesto dolori meo. Agli assidui frequentatori del repertorio farà piacere scorrere, fra i nomi dell’ensemble qui impiegato, un consistente elenco di coloro i quali, da vent’anni in qua, hanno trasportato la polifonia rinascimentale italiana dai meandri del antiquariato alle luci della storia interpretativa: merito che fa il paio con la maturità vocale e stilistica loro e di chi li guida. A corredo di un prodotto eccellente, le autorevoli note illustrative di Iain Fenlon.
Carlo Fiore
