direttore Gidon Kremer orchestra Kremerata Baltica cd Deutsche Grammophon 002313802 prezzo 18,60
Sono davvero “nuove” queste stagioni assemblate da un Gidon Kremer alle soglie del suo settantesimo genetliaco? La stagione cui egli fa più pertinente riferimento è quella degli ottantenni Arvo Pärt e Giya Kancheli, che ormai hanno attinto a buon diritto il rango di classici moderni. Di Philip Glass e del suo Concerto n. 2, The American Four Seasons, si può dire che sembra il compitino di uno scolaro ambizioso di misurarsi con Vivaldi. Glielo aveva commissionato Robert McDuffie per farsene bello in tournée, e lui gli cucinò un tortino ricco di movimiento e di bellurie simil-bachiane ad alto tasso di tecnicismo, dove al fruitore si chiede di decidere quale sia l’inverno, quale l’estate e così via in una sorniona applicazione del concetto di opera aperta. A consolarci non basta il saccarinoso valzerino In the Mood for Love del giapponese Umebayashi, che è poi il tema conduttore di un cinepanettone sentimental-pornografico girato nel 2000 ma ambientato nella Hong-Kong degli anni Sessanta. Preoccupa che i bravi Kremerati equiparino codesta puzzetta ai vortici emozionali in cui l’armeno Kancheli trascina l’ascoltatore mescolando la tastiera campionata alla chitarra bassa e agli archi, il grave incanto di una sterminata quiete notturna trapunta di silenzi all’irruzione di incubi feroci (Ex contrario). Oppure al coretto virginale di Pärt armonizzato su una ninna-nanna popolare estone, nobile frammento di Gebrauchsmusik tonale ispirato al rimpianto dell’innocenza. Nel canone minimalista non c’è dunque posto per il criterio della qualità?
Carlo Vitali