Pergolesi – L’Olimpiade

Pergolesi - L’Olimpiade

interpreti R. Milanesi, A. B. Solvang, O. Pasichnyk, J. Rivera, M. Oro, J. Francis, M. Brutscher
direttore Alessandro De Marchi
orchestra Academia Montis Regalis
3 cd Deutsche Harmonia Mundi 88697807712

La straordinaria modernità del teatro barocco deriva in larga misura da quanto s’è per due secoli e mezzo ritenuto essere il suo maggior difetto: la propria struttura di sole grandi arie col da capo, che nell’annullare i raccordi interni rende la vicenda un succedersi ininterrotto di momenti forti, che un regista intelligente – di conserva a direttore e interpreti provvisti di senso teatrale – può plasmare con una libertà sconosciuta ad altri repertori sorprendentemente molto più legati a convenzioni e stereotipi. Questo vale però soprattutto per le vette costituite da Cavalli, Monteverdi, Händel: con l’opera seria italiana, il discorso si fa più interlocutorio. Gli interminabili recitativi secchi (che non per caso Händel potò drasticamente, sotto la provvidenziale necessità data dal fastidio dei londinesi nei confronti d’un lungo testo declamato in lingua non sufficientemente padroneggiata) sono in genere di alta fattura, specie quando – come nel presente caso – sono usciti dalla penna di Metastasio. Però sono e restano lunghi, lunghi, lunghissimi. Il problema si sposta allora sul piano esecutivo: li si ascolta (ascolterebbe) con interesse, solo in presenza di cantanti-attori di grande e meglio ancora grandissima vaglia nell’accentare, colorire, chiaroscurare ogni frase e ogni parola della frase, tipo Cecilia Bartoli, Anna Caterina Antonacci e pochissimi altri esempi. Capaci poi di passare dal recitativo al canto – canto assai difficile – senza soluzione di continuità né abbassamento di qualità vocale. Direi che il caso presente non rientra in tale categoria.
Eseguita nell’edizione critica curata in modo esemplare da Francesco Degrada, l’orchestra si disimpegna con molta correttezza musicale, ma ahimè scarsa vivacità teatrale: e gli interpreti sono del pari sprovvisti di grande carisma espressivo senza per questo essere fuoriclasse vocali. La migliore è Olga Pasichnyk (voce gradevole, linea esile ma flessibile e abbastanza sicura, coloratura discreta), ma il complimento è mitigato dalla modestia degli altri: volonterosi compitini in discreta o appena sufficiente calligrafia, vergati in quell’italiano assai stentato che altrove forse si sopporta ma da noi esige troppa pazienza, laddove s’ascolterebbero anche vistosi strafalcioni, ove fossero sostenuti da personalità di ben altro rilievo. Che ci sarebbero, peraltro, come il recital della Barcellona dedicato a Scarlatti perentoriamente dimostra.

di elvio giudici


Prodotti consigliati
306 Novembre 2024
Classic Voice