Poulenc La voix humaine, Sinfonietta

soprano Véronique Gens
direttore Alexandre Bloch
orchestra National de Lille
cd Alpha 899

Testo ruffianissimo, sappiamo: e come tale, veicolo formidabile per le grandi mattatrici del teatro. Poulenc, nel musicarlo tal quale, è riuscito non solo a conservarne tutta la ruffiana sapienza (Cocteau lo complimentò affermando “hai fissato una volta per tutte il come dire il mio testo”), ma addirittura a potenziarla grazie alla musica, che riveste ogni fonema creandogli attorno un’atmosfera di languida, snervata, disperata sensualità.
Ovvio quindi che sia tutta questione di parola e, in teatro, di gesto: ottanta minuti sola in scena, la protagonista deve vedersela con frasi per nulla facili da articolare lungo un arco drammatico nel quale ogni scarto o rilassamento risulta fatale. Tra le italiane, io mi ricordo ci siano riuscite appieno solo la raffinatissima Graziella Sciutti e la più carnosa Antonacci: ma di gran lunga più numerose le madrelingua, al seguito della favolosa Denise Duval per la quale Poulenc concepì la sua Elle.
Véronique Gens, accompagnata superbamente, è a mio parere magnifica: dizione da Comédie Française (non lo dico io, lo affermano i francesi, che si sa quanto siano schizzinosi con la loro lingua: almeno quanto non lo sono allorché un francese massacra l’italiano), sensibilità acutissima nel fraseggiare tenendo sempre in tensione il franto articolarsi del discorso, lungo una linea di morbidezza e luminosità stupende (e se il Do è appena toccato, l’accento fa credere sia giusto solo così).
Completa il cd i venti minuti della Sinfonietta: brano poco noto, risultato di un abortito quartetto d’archi e nel quale figurano molti autoimprestiti, nel quale verve, sapienza di scrittura, brillìo di impasti sonori lo rendono compagno di delizie della Classica di Prokofiev.
Elvio Giudici


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