[soprano] Mirella Freni
[direttori] vari
[orchestre] varie
[cd] Decca 478 0368
L’anniversario induce a compilations d’ogni tipo in ogni catalogo: questa è migliore di tante altre perché concerne la più grande interprete pucciniana degli ultimi quarant’anni, ma resto dell’idea che gli stuzzichini non valgano un pasto completo, e il consiglio è quello di sentirla nelle incisioni complete. Se ne ritroverà la voce dallo splendido timbro caldo e luminoso, valorizzato dal canto sempre e solo sul fiato, retto da tecnica tra le più rifinite di sempre e quindi morbido, omogeneo, d’identico colore in ogni zona della gamma grazie alla totale assenza di spinta perché sempre giuste sono le ‘posizioni’ da cui si proietta: il suono fluendo in tal modo duttile e senza sforzo, le consonanti rese nitide dalla dizione perfetta ma fatte cantare senza frattura alcuna con le vocali, e senza scalino anche minimo nell’omogeneità d’una linea che man mano sale s’apre a corolla acquistando vibrazioni anziché stringersi a lama di coltello e diventare stridula nel superare quella zona di passaggio di cui qui neppure s’avverte l’esistenza. Ma nelle incisioni complete se ne ritroverà molto più nitidamente l’artista. Quella che fraseggia evitando ogni atteggiarsi a divazza per ricercare sempre la sublime semplicità della persona autentica. Quella che con un colore, un’inflessione, un assottigliamento, nella frase di raccordo riesce spesso a darti, del personaggio, tratto più significativo di quanto riesce all’aria celebre. Quella che l’accento te lo fa emergere dall’interno della frase musicale dandone così alla curva il giusto rilievo, anziché scaraventarvelo sopra dall’esterno onde sciorinare la propria (supposta) pregiata mercanzia vocale. Quella che ti faceva sembrare tanto facile Bohème, che adesso quando l’ascolti dalle altre ti pare di difficoltà pazzesca: i dischi sono tutti là, e non mentono. Come non mente mai il canto di quell’artista grandiosa che è Mirella Freni.
Elvio Giudici