Scarlatti – Opera Arias

Scarlatti - Opera Arias

mezzosoprano Daniela Barcellona
direttore Marcello Di Lisa
orchestra Concerto de’ Cavalieri
cd Deutsche Harmonia Mundi 88697842162

Primo d’una serie di cinque cd dedicati ciascuno a un compositore italiano (gli altri saranno Vivaldi, Porpora, Pergolesi, Cherubini) che tutti insieme tracciano un percorso nel Settecento operistico italiano: materiale per lo più inedito, collazionato grazie alle preziose ricerche d’archivio di Mario Marcarini (che ha steso anche le eccellenti note accompagnatorie) cui si deve ideazione, organizzazione e realizzazione di questo ciclo di cd che, a giudicare almeno dal primo, vale per fortuna non soltanto come fonte di studio ma – ben di più – come modello interpretativo d’un settore musicale oggi in pieno rigoglio, e nel quale non sarebbe male che anche noi italiani entrassimo meno occasionalmente da protagonisti. Ne abbiamo i mezzi: e l’avere la lingua è solo uno di essi. Scarlatti ci viene presentato con estratti da sei opere: tre brani e una sinfonia da ciascuna di esse, per un totale quindi di ventiquattro brani venti dei quali ancora inediti. Alla fine, una cosa è senz’altro chiara. Varietà, qualità, complessità del contrappunto, estro avventuroso nei percorsi armonici, isolano Scarlatti dagli altri compositori italiani: siano essi i veneziani come Gasparini, Lotti, Albinoni¸ Caldara e soprattutto Vivaldi col loro tessuto strumentale di luminosa linearità melodica; oppure i napoletani Bononcini, Mancini, Vinci, Leo col loro trattamento virtuosistico degli accompagnamenti e la fastosa espansione strutturale delle grandi arie col da capo. Scarlatti, insomma, è l’unico tra i compositori italiani a reggere pienamente il confronto con quanto riuscisse a Händel durante il suo soggiorno specie romano, nel quale i due si conobbero e s’ascoltarono reciprocamente nelle serate presso le quadrerie e le biblioteche dei Pamphili, Ottoboni, Ruspoli, Colonna. Per averne la prova provata, tuttavia, è indispensabile un’esecuzione all’altezza: qui l’abbiamo.
Di formazione relativamente recente, questo complesso di strumenti d’epoca così ben affiatato e ben diretto sfoggia il rigore proprio di chi ha pratica dell’indagine filologica, unito alla precisione di chi s’ingegna a restituirlo nel migliore dei modi: ecco, giusto uno zinzino di vivacità in più non guasterebbe, dato che rigore e precisione eccedenti spesso fanno teatro carente. Al centro di questa registrazione (e delle altre previste in seguito) c’è Daniela Barcellona: che non solo si conferma cantante tra le più agguerrite del panorama musicale contemporaneo, ma artista per la quale il repertorio barocco dovrebbe essere terreno d’elezione non meno di quello rossiniano. Timbro la cui grande bellezza naturale è accresciuta dalla morbidezza e fluidità conseguenti a un’emissione saldamente poggiata sul fiato: onde legato favoloso, acuti raggianti, gravi di vellutata timbratura; coloratura nella quale la nitida sgranatura non solo è di musicalità strumentale, ma non conosce alcuna asperità perché galleggia all’interno di arcate la cui legatura è di levigatezza semplicemente favolosa. E questo materiale pregiato, l’accento lo plasma in finiture squisite: le arie di furore e di passione dal Telemaco sono forse l’apice espressivo del disco, ma non ce n’è una che non meriterebbe più ampie chiose. C’è da essere certi che i prossimi quattro dischi, tutti affidati agli stessi musicisti, riserveranno sorprese altrettanto entusiasmanti.

di elvio giudici


Prodotti consigliati
306 Novembre 2024
Classic Voice