violino Carolin Widmann
pianoforte Alexander Lonquich
cd Ecm 2223
In interpretazioni esemplari queste pagine di Schubert per violino e pianoforte rivelano la loro natura autentica nel modo più suggestivo. Appartengono a momenti diversi dell’attività del compositore, che non dedicò particolare attenzione al duo violino-pianoforte (sei opere in tutto, queste sono le ultime tre). La incantevole Sonata in la maggiore D 574 (1817) segna una rapida e netta maturazione rispetto alle tre del 1816, il Rondò brillante in si minore D 895 (1826) e la Fantasia in do maggiore D 934 (dicembre 1827), composte una decina d’anni dopo, nella piena maturità, avevano come destinatario il violinista ceco Josef Slavik e il pianista Karl Maria von Bocklet (amico di Schubert); ma non sono soltanto pezzi virtuosistici d’occasione. Soprattutto la Fantasia, pur con qualche discontinuità, rivela un’intensità poetica degna dei capolavori schubertiani del 1827: basterebbe la straordinaria sezione introduttiva, con l’arcano tremolo del pianoforte e la libera meditazione lirica del violino. Ne sono ben consapevoli i due interpreti: fin dalle prime affermazioni Alexander Lonquich aveva mostrato una congenialità assoluta con Schubert, e Carolin Widmann non è da meno. In entrambi, in ogni momento, si avverte un accento di poetica intensità che si può chiamare soltanto “schubertiano”, e l’equilibrio tra i due strumenti è sempre perfetto.
paolo petazzi