BARITONO Andrè Schuen PIANISTA Daniele Heide CD Dg 002894861288
L’imposto interpretativo è lo stesso ammirato nei due grandi cicli schubertiani incisi in precedenza: un lirismo accentuato ma di genere per così dire colloquiale, quasi intimo, all’insegna d’una comunicativa d’immediata affettuosità pur nella totale assenza d’ogni esiziale piacioneria.
Sembra persino che non canti per noi ma per se stesso, una sorta di singolare, fascinoso diario sentimentale privato. Il suo bel timbro dalle brune screziature baritonali, Schuen lo schiarisce spesso fin quasi a sonorità tenorili, manovrando dinamica e agogica – in mirabile simbiosi col bellissimo accompagnamento – così da stendere una tavolozza dai colori delicati e purtuttavia di rara pregnanza grazie anche alla superba scolpitura di dizione, con repentine rarefazioni oppure incrementi di spessore sonoro (tecnica! sentire cos’è il tanto difficile Der Wegweiser; o la stupenda progressione che in Der Krähe va da uno stupefatto sgomento a una vera e propria rabbia, in una linea dalle morbidezza e omogeneità assolute) che non sono mai effettistiche ma sempre motivate da un preciso oscillogramma espressivo. Fino al sublime congedo di Der Leiermann, che non ha la ghiacciata, allucinata fissità di tante celebri esecuzioni, ma una sorta di solennità rappacificata: molto, molto suggestiva.
ELVIO GIUDICI