quartetto Dante
cd Hyperion CDA67845
Col Quartetto n. 1, terminato nel 1876 quando l’avanzare della sordità non gli lasciava più speranze, Smetana si ripropose un viaggio a ritroso nella sua esistenza: da qui il titolo Dalla mia vita. Il groviglio di sentimenti tradotti in musica spaziano dal turbine gioioso della giovinezza (la scoperta dell’arte, dell’amore, la gioia di comporre danze ceche, lui instancabile ballerino) all’orgoglio del lavoro intrapreso a favore di una musica nazionale, catastroficamente interrotto dalle prime avvisaglie della sordità, alla flebile speranza di un miglioramento e, per concludere, a un sentimento di profondo dolore.
Sette anni dopo vide la luce il tragico e disperato Quartetto n. 2. Le sue condizioni di salute lo avevano ormai ridotto a vivere in una casa di cura: morirà, sessantenne, un anno più tardi. Ora il suo linguaggio musicale è diventato ellittico, teso, fatto di continui contrasti dinamici o modali, gli stessi che rintracceremo in Janácek e in certe partiture viennesi del Novecento, segnatamente in Wolf e Schönberg. Capolavoro di introspezione, porta l’ascoltatore a quel senso di straniamento cui finora era giunto solo l’ultimo Beethoven.
Molto lunga fu, invece, la vita di Sibelius: novantadue anni. Compose fino ai sessantuno poi tacque, salvo portare a termine un’ottava sinfonia che decise però di distruggere. Quando nel 1910, a quarantacinque anni, presentò il suo Quartetto “Voces intimae” si poteva dunque parlare di un’opera della maturità, senz’altro la più profonda di tutta la sua musica da camera. È un lungo viaggio spirituale in cinque movimenti uniti fra loro da sottili linee tematiche, tanto sottili da essere difficilmente percepibili all’ascolto: è nello struggente e metafisico Adagio di molto che in una pausa di silenzio si avvertono in pianissimo tre accordi in mi minore sotto i quali l’autore stesso scrisse Voces intimae.
Queste pagine di eccezionale bellezza sono illuminate dall’intensità emotiva – dalla gioia più sfrenata alla più disperata follia -, dalla fantasia, dalla tavolozza di colori del grande quartetto inglese, nato nel 1995 scegliendo di chiamarsi Dante come impegno e augurio di un lungo, irripetibile viaggio. G.C