violoncelli solisti Giovanni Sollima, Monika Leskovar cd Decca/ Cinik Records 481 2205 prezzo 18,30
Secondo una tradizione che sfuma nel mito domestico, la famiglia Sollima originò nel 1232 da un cavaliere tedesco al seguito di Federico II, approdato in Sicilia dopo la sesta crociata. Dal suo soprannome “Il Sòlima”, ipocoristico di Gerusalemme, uscì il cognome portato in età barocca dai baroni di Castània, oggi Castell’Umberto (Messina). Nella Sicilia occidentale i Sollima deposero invece armi e blasone accasandosi con donne ebree e greco-albanesi. Rampollo di tanta stirpe, Giovanni Sollima resta un siciliano barocco e mitteleuropeo attratto dall’Oriente; miscela non rara nell’élite intellettuale dell’isola. Il violoncello è la sua voce di compositore-interprete; nelle sue mani può mimare una viella trobadorica, un sitar, un sarangi, una viola da gamba elisabettiana e molto altro: un violoncello bachiano, zigano, klezmer, oppure un tenore liederista completo di accompagnamento. Al 1998 risale Concerto rotondo, lungo assolo in quattro movimenti con tratti di fasil turco-persiano: bordoni, arpeggi e controcanti, glissandi, suoni spettrali sul ponticello e magarìe varie. “Drammaturgia fra momenti arcaici e statici ed altri più dialoganti”: questa l’autodescrizione de La sostanza dei sogni per sei violoncelli, sorta di poema cameristico in dialogo con le opere dell’orafo Gianmaria Buccellati. La data è il 2014, ma del lavoro precedente ripiglia le suggestioni multietniche (India del nord, aborigeni australiani). Solo che stavolta la maestria solistica, condivisa con la giovane Monika Leskovar, si moltiplica e rifrange nel coro dei ripienisti.
Carlo Vitali