chitarra Milos Karadaglic direttore Ben Gernon orchestra Bbc Symphony Orchestra direttore Alexander Shelley orchestra Canada’s National Arst Centre Orchestra cd Decca 4851525
La storia del concerto per chitarra classica e orchestra sinfonica è afflitta oltre che da una tara ontologica – difficilmente superabile solo con una buona dose di microfoni – anche da un repertorio spesso passatista (vedi il Concierto de Aranjuez di Rodrigo). Si può comunque far finta di niente e, non contenti di esercizi di stile come la Fantasia para un Gentilhombre (sempre di Rodrigo, che almeno aveva l’alibi del nazionalismo), si può tentare di rinverdire i fasti della suite concertistica con Ink Dark Moon del britannico Joby Talbot, affermato ed eclettico compositore di colonne sonore. La partitura, interpretata da Miloš Karadaglic (fenomeno vagamente modellato sulla simpatica pop star Nick Kamen, scomparso recentemente) esprime i più solidi valori del conformismo e dell’easy-listening con zero problemi e zero visione critica del passato, del presente e del futuro. I paradigmi linguistici non cambiano nel concerto The Forest di Howard Shore, matura celebrità della musica per il cinema (compresi gli Oscar per il Signore degli Anelli) che, rispetto al collega più giovane, sembrerebbe più solido se non fosse per la sistematica rinuncia a qualsiasi fattore di rischio nell’orchestrazione, che è infatti inossidabile. Le nuove proposte vengono inframmezzate da altrettanti arrangiamenti che purtroppo non aggiungono alcunché: Full Moon di Ludovico Einaudi (che alla chitarra suona melenso e manca della tipica luce fredda in fondo alla quale s’intravedono le passioni del compositore torinese) e Träumerei di Robert Schumann, perfetto per strappare qualche lacrima alle vecchie zie ma anche per mandare su tutte le furie il suo autore, proverbialmente nervoso, e addirittura il flemmatico Horowitz la cui interpretazione la chitarra tenta di riecheggiare.
Carlo Fiore
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