quartetto di Cremona
cd Decca 476 4377
Un giovane complesso italiano tra i più interessanti ha registrato con la massima cura quattro dei cinque quartetti di Fabio Vacchi (1949). Sono tra gli esiti più significativi di una poetica caratterizzata dalla consapevole attenzione ad un linguaggio comunicativo rigorosamente costruito, ma attento al rapporto con la storia e con la tradizione, un linguaggio segnato dalla sottigliezza e ricchezza delle sfumature e da una concezione del suono personalissima, incline a raffinate iridescenze, ad una cangiante mobilità, alle suggestioni di echi e riverberi. Anche nel rapporto con il genere cameristico per eccellenza, il quartetto d’archi, si impongono alcuni aspetti di questa concezione del suono, in modo particolarmente suggestivo quando se ne affermano i caratteri più “materici”. Di grande fascino nella ampiezza di respiro del suo percorso mi sembra il Quartetto n. 1 (1992), di cui si avverte la vicinanza alla poetica esperienza teatrale del Viaggio. Il secondo (1999) e il terzo (2001) sono vicini fra loro non solo cronologicamente; ma anche nel quarto (2004) la scrittura quartettistica di Vacchi presenta una grande continuità e coerenza. In ognuno dei quartetti si delineano percorsi diversi, sempre suggestivi, anche se si resta un poco perplessi di fronte alla conclusione del quarto quartetto, un episodio di forte vitalità ritmica, una specie di giocosa tarantella.
di Paolo Petazzi
