direttore Riccardo Chailly soprano Maria José Siri mezzosoprano Veronica Simeoni tenore Giorgio Berrugi baritono Simone Piazzola basso Riccardo Zanellato orchestra e coro del Teatro alla Scala 2 cd Decca 483 4084 prezzo 18,80
Nel novembre 1868, alla morte di Rossini, Verdi fece la nobile proposta di far collaborare i maggiori compositori italiani ad una messa da requiem da eseguire a Bologna in San Petronio come omaggio al grande scomparso: gli premeva il significato morale di quell’omaggio collettivo, pur nella consapevolezza che una unità stilistica sarebbe stata impossibile. Una commissione si riunì, fece scelte sensate, condizionate dal rifiuto per motivi di salute di Mercadante (il primo cui Verdi aveva pensato), e affiancò a Verdi altri dodici compositori tutti già affermati e avanti nella carriera, da Carlo Coccia (1782-1873), che aveva dieci anni più di Rossini e da tempo si dedicava solo alla musica sacra come maestro di cappella a Novara, ai due più “giovani” nati nel 1828, Antonio Cagnoni e Pietro Platania, direttore del Conservatorio di Palermo e poi di Napoli. Erano impegnati in ambito sacro come maestri di cappella Antonio Buzzolla a Venezia, Alessandro Nini a Bergamo, Gaetano Gaspari a Bologna, Raimondo Boucheron a Milano, ed erano per altre ragioni illustri Federico Ricci, Lauro Rossi, Teodulo Mabellini, Carlo Pedrotti e Antonio Bazzini, violinista e direttore del Conservatorio di Milano dove fu maestro di Puccini. Non c’erano i più giovani (e all’epoca Boito era in pessimi rapporti con Verdi) e anche per questo non mancarono polemiche e ostacoli e la Messa per Rossini non potè essere eseguita nel primo anniversario della morte e rimase manoscritta negli archivi finché fu scoperta da David Rosen nel 1988 ed eseguita a Stoccarda. Riccardo Chailly, consapevole del senso della proposta di Verdi e dei motivi di interesse della Messa, la diresse alla Scala nel novembre 2017. La registrazione dal vivo conferma la qualità elevata di questo spaccato della composizione sacra in Italia all’epoca della morte di Rossini. Non ci si devono aspettare grandi rivelazioni, ma un buon livello medio con qualche piacevole sorpresa. Inevitabilmente il culmine è il “Libera me” conclusivo che Verdi poi riprese nel suo Requiem per Manzoni del 1874, ed è di grande interesse confrontare questo nucleo originario del futuro Requiem con la versione definitiva di cinque anni dopo. Sotto la eccellente direzione di Chailly i cinque solisti, l’orchestra e il coro della Scala diretto da Bruno Casoni offrono una prova impeccabile.
Paolo Petazzi
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