ensemble Mdi Repertorio Zero direttore Pierre André Valade cd Aeon 1328 prezzo € 18
Nel suo percorso creativo, Giovanni Verrando è passato da una fase incentrata sui campi armonici (eredità degli studi all’Ircam con Tristan Murail) a una fase più recente, dove la sua attenzione si è concentrata sul rumore, sulla saturazione e sulla continua trasformazione del suono, sulle componenti inarmoniche dello spettro acustico. Questa ricerca si è accompagnata anche a una riflessione teorica e a un nuovo approccio con gli strumenti musicali che sono sfociati nella pubblicazione di un volume intitolato La nuova liuteria: orchestrazione, grammatica, estetica (Suvini Zerboni 2012). Le due fasi creative di Verrando si possono cogliere con estrema chiarezza nei sette pezzi registrati in questo cd, composti tra il 2001 e il 2010. Nel Ruvido dettaglio celebrato da Aby Warburg per ensemble (2002) e nel Quartetto per archi n.3 (2003), nelle prime due versioni di Born Unicorn, remind me what we’re fighting (2001-2002), una per flauto, l’altra per pianoforte (basata sulle stesse armonie spettrali del Ruvido dettaglio), il gioco delle giustapposizioni di campi armonici, spesso molto dilatati, si combina con un andamento febbrile, fatto di figure rapide, nervose, reiterate (e questo gli conferisce una certa impronta minimal), con il gusto per un certo motorismo e per i contrasti ritmici e di atmosfera. Lo stile rumoristico e inarmonico caratterizza invece Triptych #2 (2008), pezzo in tre movimenti (musikplastik, harmonic domains, filtering), affidato a un ensemble di strumenti elettrici, che giocano sull’idea di “colorazione” del rumore, generando amalgami sonori saturi, magmatici, sempre distorti, molto vicini alle sonorità della musica elettronica, ma con squarci strumentali, echi di accordi spettrali. Un altro esempio della nuova fase è Dulle Griet (2010), pezzo per ensemble amplificato che dà il titolo al cd. Il lavoro si ispira all’omonimo quadro di Brueghel (Margehrita la pazza) che rappresenta la bocca dell’inferno, popolata da figure inquietanti, descritte minuziosamente, metafora – per Verrando – anche del caos violento e incomprensibile del mondo attuale. Il risultato musicale è una scrittura estrema, molto “noise”, che sembra cogliere “l’elevatissimo grado di inarmonicità del quadro di Pieter Bruegel”.
Gianluigi Mattietti