interpreti H. Rasker, Y. Saelens, E. Szmytka direttore Reinbert de Leeuw orchestra Nederlands Radio Philharmonic 2 cd Etcetera KTC 1443
Peter-Jan Wagemans (1952) è considerato in Olanda un autore originale e significativo: la Nederlandse Opera di Amsterdam ha proposto nel febbraio 2011 la prima rappresentazione scenica della sua opera Legende, già eseguita in forma di concerto nel 2007, per l’occasione riveduta in una nuova versione con robusti tagli nel secondo e nel terzo atto, e affidata a interpreti eccellenti. Nel 2011 è stata anche registrata, come sarebbe bello che accadesse sempre quando si presenta una novità di grande impegno (alla proposta e agli interpreti vanno le 5 stelle). Il libretto del compositore, parzialmente ispirato a uno dei primi autori di fumetti, lo svizzero Rodolphe Töpffer (1799-1846), non racconta personaggi e vicende tradizionali. I tre atti sono chiamati (in italiano) “atto buffo”, “atto drammatico”, “atto mystico”. Uno dei protagonisti, Festus (Yves Saelens) caccia e colleziona farfalle, vagheggia un grande amore (che identificherà in Nel, Elzbieta Szmytka), ma è legatissimo alla sorella Ursula (Helena Rasker) da un rapporto forse incestuoso. Nel I atto (“buffo”) Festus mette in fuga tre angeli, finisce nel ventre di una balena, dove incontra il prete calvo Pontus (Thomas Oliemans) e la bella Nel, viene salvato dalla sorella Ursula che arpiona la balena con tre balenieri e naturalmente vuol cacciare via Nel. La fanciulla nel II atto finirà preda dei balenieri; ma in questo atto sono importanti soprattutto il coro e un orrendo dittatore, Zamar (creatura deforme interpretata da due cantanti, Marcel Beekman e Dennis Wilgenhof). Nel III atto Ursula si impicca perché si sente sola e abbandonata, Festus e Nel si ritrovano dopo tre anni e si mettono insieme anche se lei ha tre figli (frutto, sembra, delle molteplici violenze subite). Ho tentato questo discutibile e parziale riassunto per dare un’idea del gioco di Wagemans con l’assurdo e con situazioni diverse: con questa premessa si può immaginare l’eclettismo stilistico e la tecnica “a mosaico” di Wagemans, il suo accostare e combinare frammenti di carattere diverso. L’olandese cita tra i suoi punti di riferimento Bernd Alois Zimmermann, che usa molteplici linguaggi in funzione drammaturgica, ma è sempre serio e tragico. Probabilmente in scena le situazioni di Legende che ho cercato di raccontare si rivelano più interessanti che al semplice ascolto: non sono riuscito a cogliere più che una impeccabile sicurezza artigianale e una violenta energia, ma posso immaginare che in teatro il gioco abbia una sua efficacia. Da elogiare senza riserve il direttore, Reinbert de Leuuw, tutti gli interpreti, il coro della Nederlandse Opera e l’orchestra.
Paolo Petazzi