BOLOGNA[interpreti] J. D. Florez, N. Machaidze, G. Viviani, I. D’Arcangelo[direttore] Michele Mariotti[regia] Pier’AlliComunale
Non avevo mai sentito in Bellini direzione così fantasiosa tanto negli abbandoni estatici quanto nelle increspature melanconiche; frastagliatissima nella dinamica in virtù dell’impiego magistrale d’un “rubato” che, inserito com’è in un flusso inarrestabile di canto, lo fa respirare inarcandolo e rilasciandolo di continuo, e nell’accompagnare le voci assecondandole quanto umanamente possibile senza permetter loro di cantarsi addosso. In più, l’onda melodiosissima dello strumentale risulta sorvegliata da una musicalità impeccabile quanto a quadratura ritmica, mai però spinta fino all’asfissia. La tavolozza cromatica compone un ventaglio mirabile di sfumature, mezze tinte che trascolorano una nell’altra ma mantenendo ovunque nitidissimi i contorni melodici e ritmici, in una “dizione” orchestrale che supera spesso – e neppure poco – quanto s’ascolta dalle voci. Le molteplici gemme strumentali, infine, scintillano di quella luce madreperlacea che accomuna la canora elegia belliniana alla cantabilità intima e sommessa di certo pianismo chopiniano, in un parallelo che concerne anche la trasformazione in senso espressivo del virtuosismo, indicazione questa solo parzialmente recepita dal cast.