Bellini – I Puritani

Bellini - I Puritani

BOLOGNA 
 
[interpreti] J. D. Florez, N. Machaidze, G. Viviani, I. D’Arcangelo
[direttore] Michele Mariotti
[regia] Pier’Alli
Comunale
 

Non avevo mai sentito in Bellini direzione così fantasiosa tanto negli abbandoni estatici quanto nelle increspature melanconiche; frastagliatissima nella dinamica in virtù dell’impiego magistrale d’un “rubato” che, inserito com’è in un flusso inarrestabile di canto, lo fa respirare inarcandolo e rilasciandolo di continuo, e nell’accompagnare le voci assecondandole quanto umanamente possibile senza permetter loro di cantarsi addosso. In più, l’onda melodiosissima dello strumentale risulta sorvegliata da una musicalità impeccabile quanto a quadratura ritmica, mai però spinta fino all’asfissia. La tavolozza cromatica compone un ventaglio mirabile di sfumature, mezze tinte che trascolorano una nell’altra ma mantenendo ovunque nitidissimi i contorni melodici e ritmici, in una “dizione” orchestrale che supera spesso – e neppure poco – quanto s’ascolta dalle voci. Le molteplici gemme strumentali, infine, scintillano di quella luce madreperlacea che accomuna la canora elegia belliniana alla cantabilità intima e sommessa di certo pianismo chopiniano, in un parallelo che concerne anche la trasformazione in senso espressivo del virtuosismo, indicazione questa solo parzialmente recepita dal cast. 

Juan Diego Florez canta impeccabilmente tutto: però la sua voce, intimamente  rossiniana è, e tale resta, priva della corposa cavata indispensabile invece per Arturo. La Machaidze ha timbro acidulo e magretto al centro, acuti tendenzialmente striduli già sul la e gridati oltre perché sempre spinti cercando d’ovviare alla povertà di corpo: accenta più di Florez, ma siamo lì. Viviani è una bella voce abbastanza sicura in alto ma con troppa aria calda in basso; D’Arcangelo è pago della sua estrema correttezza vocale, e di accento non ne fa sentire un ette. 
Si apre il sipario, vedi una sfilza di smancerie da ricamatrice al piccolo punto immerse nella solita luce blu madonna, e subito t’accasci: Pier’Alli. Non è un brutto spettacolo: è un insulto.
Elvio Giudici 
(la versione completa di questa recensione compare sul numero 117 febbraio 2009 di "Classic Voice")
 

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