CATANIA
[interpreti] C. Taigi, A. Casé
[direttore] Evelino Pidò
[regia] Lamberto Puggelli
[teatro] Bellini
Scelta coraggiosa, al Teatro Bellini di Catania, proporre la Medea di Luigi Cherubini in apertura del cartellone. Perché, se è vero che vi sono opere liriche la cui riuscita dipende indissolubilmente dalle doti interpretative del protagonista, Medea è proprio una di queste.
Il Teatro Bellini ha centrato il bersaglio, affidandosi alla degnissima prova di Chiara Taigi, che ha segnato di sé l’edizione catanese, conferendo al personaggio in titolo la sua molteplice personalità, intessuta di suppliche, sete di vendetta, pietà materna, lampi di furore terribile, in una scansione drammatica adeguatamente sorretta da una vocalità duttile nel fraseggio, ed espressiva di ogni chiaroscuro. Merito anche della direzione di Evelino Pidò, che ha spremuto le possibilità dell’orchestra etnea e del coro preparato da Tiziana Carlini, con una concertazione sicura e consapevole nel dipanare l’architettura solenne, ma fluida e dinamica, della partitura. Nella càvea ad anfiteatro concepita dallo scenografo Marco Capuana (Darko Petrovic ha firmato i costumi, strani nella loro uniformità, Medea a parte), la regia di Lamberto Puggelli ha scandito incisivamente i rapporti conflittuali tra le passioni della maga e Giasone, gelido sposo fedifrago, e tra la stessa e Creonte, immobile sovrano. Di conseguenza, il divenire della vicenda illumina sempre più la differenza di statura tra Medea, che soltanto nel contrasto dei propri impulsi può trovare adeguata dialettica, e gli altri personaggi. Decoroso, anche se vago nell’attinenza stilistica, il Giasone di Andrea Caré, e sufficiente il Creonte di Carlo Cigni, dalla vocalità piuttosto uniforme. Anna Chierichetti ha dato conveniente presenza a Glauce, mentre si è distinto il mezzosoprano Agnes Zwierko nel personaggio di Neris, eseguendo egregiamente l’aria del secondo atto con fagotto obbligato. Positiva accoglienza in un pubblico non facile ai titoli inconsueti. (30 gennaio 2009)
Francesco Arturo Saponaro
La versione completa di questa recensione compare sul numero 118 (marzo 2009) di "Classic Voice"