Ferrero – Risorgimento!

Ferrero - Risorgimento!

 
interpreti A. Spina, A. Vestri, A. Luongo e L. Cortellazzi, V. Corradetti, C. Armstrong
direttore Michele Mariotti
regia Giorgio Gallione
teatro Comunale “Pavarotti”

MODENA

 MODENA –  Cosa ricordava Giuseppe Verdi delle settimane di passione del febbraio 1842, durante le prove per il debutto di Nabucco? Lo spunto del libretto di Dario Oliveri di Risorgimento!, in linea con le torrenziali esigenze celebrative accese dal 150enario dell’Unità d’Italia, parte dal (sopravalutato e ultrastrumentalizzato) amor patrio del giovane Verdi. Poco male. Ma la trama si disperde in piccole storie parallele: alle prove di sala della nuova opera (in scena questo mese al Comunale di Bologna, ndr), presenti la Bellincioni e la Strepponi si intrecciano i sussulti patriottici del maestro sostituto, quelli biecamente utilitaristici di Merelli, le sospensioni oniriche della Strepponi (già ‘presa’ dal giovane e cupo “maestrino”), le pruderie rivoluzionarie del conte Belgiojoso, e infine lo scetticismo del Verdi di fine 1900. Così come si moltiplicano nello spettacolo non risoluto di Giorgio Gallione i pianoforti bianchi accatastati in palcoscenico (scene di Tiziano Santi) e i figuranti vestiti da Verdi capitanati dall’attore Umberto Bortolani, cui sono affidate le frasi conclusive dell’atto unico. Parole amare, in aperto contrasto col superfluo “!” del titolo. E recitate. Forse il momento più toccante della vicenda, che deve aver dato molto da pensare a Lorenzo Ferrero al momento di metterla in musica per l’inerte scansione drammaturgica. Il compositore ha evitato le trappole demagogico-musicale (il “Va pensiero” appena si accenna; rispettando la cronologia storica Mameli non c’è e nemmeno il “Guerra, guerra!” di Norma, e Verdi non canta), ma ha dovuto adattarsi alla struttura poco innovativa del canovaccio librettistico. Così, al momento richiesto ha scritto perfino un paio di arie (applaudite a scena aperta in teatro), e seguendo la trama ha liofilizzato i profili musicali di alcuni episodi verdian-babilonesi: evitando però la banale strumentazione moderna, facendoli (ri)suonare come emersioni timbriche dalla memoria. Poiché l’autore di oggi sa di teatro, gli interpreti (Alessandro Spina, Annunziata Vestri, Alessandro Luongo e Leonardo Cortellazzi) erano partecipi e la concertazione di Michele Mariotti era non meno rilevante dell’appassionata direzione, l’oretta di Risorgimento! correva in fretta, ma i tratti più peculiari di Ferrero andavano ricercati nella raffinata scrittura per gli strumenti d’orchestra, più evidente negli episodi senza voci.

Da questo punto di vista, funzionava oltre ogni previsione l’idea di accostare la prima assoluta al Prigioniero di Dallapiccola, partitura che sta conoscendo una seconda (speriamo definitiva) vita teatrale per merito di interpreti e non condizionati da etichette storiciste o veterocritiche. Eseguita come un classico del teatro novecentesco, accentuandone sia la nobile e sofisticata scrittura sia la passione civile che la ispira com’ha fatto Mariotti – attento (e capace) a rilevarne anche il forte retaggio melodrammatico – l’operina rappresenta un’esperienza di ascolto teatrale forte. Qui anche il palcoscenico, a parte i gesti distraenti e superflui d’una ballerina e qualche goffo costume per i figuranti, era gestito da Gallione con incisività, miscelando crudo realismo e metafisica spietatezza. Valentina Corradetti, già Strepponi, ha dato un rilievo forte alla madre e Chad Armstrong è un protagonista convincente.
Angelo Foletto
 

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306 Novembre 2024
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