VERONA Puccini - La Rondine interpreti M. Sicilia, G. Salas, M. Roma, G. Myshketa, E. Bellocci direttore Alvise Casellati regia Stefano Vizioli teatro Filarmonico
Caso ha voluto che poche settimane prima del ritorno della Rondine alla Scala la stessa interprete l’abbia cantata al Filarmonico di Verona. Per Mariangela Sicilia, insomma, l’appuntamento veronese è stata la prova generale del suo debutto scaligero in aprile. Prova superata, per tecnica vocale saldissima, fraseggi curati, salite in acuto senza sforzi, intelligenza scenica e profondità psicologica conferita a un personaggio, quello di Magda, che sembra una Traviata a rovescio, non minata nella salute ma piena di quei dubbi esistenziali che la porteranno a rifuggire la prospettiva di una quieta vita familiare per tornare tra le braccia di un banchiere che non ama. Con lei canta un cast ben assortito anche nelle parti meno in evidenza: il ricco Rambaldo, per esempio, è uno di quei casi in cui un ruolo ridotto, se mal affidato, rischia di guastare tutto. Non capita a Verona, perché Myshketa assicura presenza scenica e vocalità convincente nel rilievo che merita il personaggio. La regia di Stefano Vizioli (che qui e nel circuito emiliano aveva firmato un eccellente Werther) punta tutto sulle dinamiche dei personaggi, più che sull’allestimento in sé, che tra citazioni di Brancusi, Modigliani e Magritte appesantisce troppo lo spirito di un’opera per natura sfuggente, nel cui dna è inscritta la domanda invisibile e dilaniante sottesa a quasi tutte le donne pucciniane: “Dov’è il mio posto nel mondo?”. La direzione, pur corretta, non fa esplodere i rimpianti laceranti del gioiello dimenticato di Puccini.
Luca Baccolini