Milano Festival Barocco – Pietre sonore

MILANO 

[ensemble] Concerto Köln
[musiche] di Vivaldi, Telemann, Bach, Handel, Sammartini
[chiesa] San Simpliciano

Quando il caldo si fa intollerabile, le chiese sono gli unici luoghi non condizionati a regalare refrigerio. Per questo, ma anche per la mancanza di altre iniziative musicali degne di una città come Milano tra giugno e luglio, che va sostenuta la nascita del nuovo Milano Festival Barocco, ribattezzato così dopo due edizioni di rodaggio compiute con il titolo di Pietre Sonore. Cinque appuntamenti tra la Basilica di San Simpliciano e il suo pietroso Chiostro condotti per ora senza alcun riconoscimento da parte delle amministrazioni locali, convinte forse che allo scoccar dell’estate si vada tutti via al Forte (dei Marmi) o a Santa (Margherita ligure), quando invece la via crucis che conduce alle vacanze è per molti ancora lunga. Con le risorse disponibili – lo splendido organo Ahrend della Basilica milanese, il luogo austero, l’aiuto dell’agenzia Aliopera – il direttore artistico Gianluca Capuano ha imbastito al meglio una rassegna che alterna in pochi appuntamenti musica, letture e visite guidate ai tesori monumentali. Ad aprire e chiudere due complessi valorosi: La Divina Armonia guidata da Lorenzo Ghielmi nei concerti per organo di Haydn ed Händel e il pluridecorato Concerto Köln in un programma tutto settecentesco e concertante con Bach, Händel, Vivaldi, Telemann e – omaggio coloniense alla città ambrosiana – Sammartini. L’ensemble di Colonia è pioniere nella riscoperta delle prassi esecutive antiche. I suoi membri suonano tutti in piedi e senza direttore: per gli attacchi e le impennate di accento basta Markus Hoffmann, fantasioso Konzertmeister, per la “quadratura” il basso dominato dal violoncello di Jan Kunkel. Virtuosismo impeccabile dei solisti, dominio d’intonazione, capacità di coniugare fusione del tutto e autonomia strumentale, il gruppo tedesco supera – con le armi della filologia – il miniaturismo della dizione barocca in favore di una visione concertante ma fluida e quasi “ricomposta” in ampie campiture. A rendere completa giustizia alle sontuose marce (l’arrivo della Regina di Saba dal Solomon) e concerti grossi händeliani, alla rarità del concerto bachiano per clavicembalo BWV 1055 in versione per oboe d’amore, alle roche evoluzioni solistiche del fagotto di Vivaldi in concerto, sarebbe bastata una migliore sistemazione dell’acustica della chiesa, con opportuni pannelli. Le pietre di San Simpliciano devono risuonare per più giorni, per più anni, ma anche per meno secondi.

Andrea Estero


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306 Novembre 2024
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