Idomeneo
interpreti F.Meli, A.B.Gulin, G.Bridelli, B.Bargnesi, E.Scala
direttore Michele Mariotti
regia Davide Livermore
teatro Comunale
BOLOGNA
BOLOGNA
BOLOGNA – Che sia un’opera seria, Idomeneo, è sicuro: struttura musicale, argomento, taglio narrativo sono quelli. L’involucro musicale, pertanto, deve esaltare la severa classicità d’un impianto che guarda dappresso al marmo della tragédie-lyrique francese esposto tuttavia a un’aria oltremodo mozartiana nel soffio melodico, nell’intrico sapiente delle armonie (il proliferare delle tonalità minori!) e dei passi contrappuntistici, con le “rotture” che modulazioni dissonanti, cromatismi, impasti timbrici insoliti incidono su quel marmo con effetto il cui choc era allora immediato e oggi va invece ricreato. Tutto questo, Michele Mariotti l’ha evidenziato splendidamente (che lavoro, quello sui fiati!), ribadendo ancora una volta la sua statura di grande direttore. (…)
Contrasto di civiltà, rapporto padre-figlio, nuovo ordine sociale che l’utopia vorrebbe far nascere sulle ceneri d’un integralismo sordo a ogni ragione: Idomeneo è senza dubbio tutto questo. Ma allora, in sostanza è un processo di crescita, è la possibilità d’un mutamento che da altro non può nascere se non dall’accettazione di sé e delle proprie responsabilità. Qualcosa che riguarda la mente, insomma. Allora Davide Livermore, durante l’ouverture, presenta Idomeneo che getta in una vasca vari oggetti connessi metaforicamente a ciò con cui deve confrontarsi: pezzi di frontoni di templi greci quali retaggio della cultura; macchine vistose indispensabili allo status sociale; un letto dove sesso e amore possono essere complementari oppure antagonisti. Si apre il sipario, e siamo dentro quella vasca. Che dunque diventa evidente metafora dell’inconscio(…)Direzione e regia sostengono un cast dove alle ancora acerbe ancorché da seguire Giuseppina Bridelli e (meglio) Barbara Bargnesi, all’interessante Enea Scala e al pessimo Paolo Cauteruccio, s’affiancano due stature maggiori. Gigantesca quella di Francesco Meli, voce la più bella del panorama tenorile odierno e tecnicamente tra le più rifinite(…). Angeles Blancas Gulin è un’Elettra vocalmente parecchio disordinata, ma stridori e disuguaglianze sono travolti come fuscelli nella piena d’un temperamento vocale e scenico al calor bianco, che scolpisce personaggio non meno che memorabile.
Elvio Giudici
La versione completa di questa recensione compare sul numero 130 di Classic Voice (marzo 2009)