AIX-EN-PROVENCE
[interpreti] E. Lekhina, S. Panikkar, A. Walker, R. Thomas
[direttore] Louis Langrée
[orchestra] Camerata Salzburg
[regia] Peter Sellars
[teatro] de l’Archevêché
Si può rappresentare il consistente frammento di Zaide, che Mozart compose a Salisburgo prima dell’Idomeneo e lasciò incompiuto? Temo che non si possa. La difficoltà maggiore dipende dalla perdita dei dialoghi parlati che collegavano fra loro i pezzi musicali: il soggetto è simile a quello su cui Mozart avrebbe poco dopo composto un capolavoro, Il ratto dal serraglio. Italo Calvino ha creato un lungo testo destinato a sostituire i dialoghi mancanti, compiendo un raffinato gioco intellettuale; Peter Sellars ha voluto fare del frammento un manifesto contro l’orrore della schiavitù che ancora esiste nel mondo di oggi. Non si può negargli solidarietà morale, né ignorare le sue capacità di uomo di teatro; ma da uno dei melologhi (passi recitati con musica) si apprende che solo i protagonisti di Zaide, il cristiano Gomatz e la bella Zaide, sono ingiustamente detenuti; gli altri sono criminali condannati al carcere. Sellars sopprime il testo dei melologhi, trasforma il sultano Solimano in un orrido negriero, aggiunge musiche tratte dal bellissimo Thamos, re d’Egitto e costruisce così la sua predica contro la schiavitù, ambientata in una suggestiva (e volutamente squallida) scena su tre piani che rappresenta il luogo dove sono costretti a lavorare gli schiavi. Temo di essere mostruosamente insensibile; ma ho trovato assai noioso il tutto, costruito su qualcosa che alle idee di Sellars è sostanzialmente estraneo. La musica contiene pagine molto belle, che lo spettacolo non esaltava; ma che hanno avuto interpreti attendibili nel tenore Sean Panikkar (Gomatz), nel soprano Ekaterina Lekhina, nel direttore Louis Langrée e nel resto della compagnia.
Paolo Petazzi