VOCI Neue Vokalsolisten Stuttgart ENSEMBLE C Barré DIRETTORE Sébastien Boin TEATRO Arsenale (Biennale)
Reduce da un grande successo con un pezzo per orchestra al Festival di Donaueschingen, Francesca Verunelli (1979) è stata molto applaudita anche alla Biennale per un’altra novità, Songs&Voices, per 6 voci, 10 strumenti ed elettronica (2023), un lavoro di ampio respiro che dura circa un’ora e dieci minuti e che nel titolo nasconde un paradosso, perché in queste canzoni e in queste voci non c’è alcun testo. L’assenza non sorprende in una compositrice che in una recente intervista (con Gianluigi Mattietti per “MusicPaper”) dichiara che non l’ha mai attratta l’idea di mettere in musica un testo.
Presentando il lavoro della Biennale Verunelli cita “Il silenzio delle sirene” di Kafka, e si domanda: “cosa rimane del canto quando la voce scompare?” E “che cos’è la voce senza il canto?”. Sembra nascere da questi interrogativi, dai quali forse si può anche prescindere, un invito a concentrarsi sull’ascolto di un flusso musicale ininterrotto, ma chiaramente articolato in momenti diversi, contrappuntato suggestivamente da movimenti di interpreti e luci nello spazio.
Proprio l’individuazione dei diversi momenti in un percorso lungo e complesso è forse il carattere nuovo e specifico di Songs&Voices, dove si succedono sezioni puramente strumentali e sezioni in cui intervengono (senza testo) le voci dei Neue Vokalsolisten, e dove l’elettronica è sempre presente, in un modo che offre motivi di riflessione proprio in questa Biennale, perché non corre mai il rischio di avere un interesse più tecnologico che musicale. I dieci strumenti dell’Ensemble C Barré formano un complesso suggestivamente inconsueto, e sia i momenti loro affidati, sia quelli con le voci hanno una forza di seduzione immediata, che forse una maggior brevità esalterebbe, sebbene non si abbia mai l’impressione di zone stanche. Bravissimi tutti gli interpreti e suggestivo il rituale scenico.
PAOLO PETAZZI