Wagner – I Maestri cantori di Norimberga

Wagner - I Maestri cantori di Norimberga

interpreti G. Finley, A. Gabler, M. Jentzsch, J.M. Kränze, A. Miles, T. Lehtipuu 
direttore Vladimir Jurowski
regia David McVicar
orchestra e coro London Phiharmonic, Glyndebourne Chorus
festival di Glyndebourne

GLYNDEBOURNE – In tutto eravamo in cinque in giacca e cravatta. L’intera popolazione maschile veste in smoking. Appuntamento a mezzogiorno a Londra, Victoria station e via per le campagne inglesi. Poi tutti quei puntini neri, accompagnati da signore in abiti e cappellini floreali, si dispongono sui prati: e sui plaid fa la sua comparsa la migliore argenteria d’Inghilterra. Siamo a Glyndebourne, pic nic sull’erba prima e durante l’opera. Cioè il rito più chic d’Europa.  
E cosa ci dicono questi inglesi di Wagner? Che sono stanchi delle messe in scena “politicizzate” che da anni fanno furore nel Continente. I Maestri cantori di David McVicar, il più geniale e sensibile dei registi britannici, ma anche il più istituzionale, lo raccontano a chiare lettere. E con la “provocazione” ci giocano anche un po’. Con la retrocessione al puramente comico, McVicar ostenta un’appartenenza di genere che certo in Wagner era occasione di ben altre meditazioni. Il rapporto tra etica ed estetica, la storia e funzione dell’arte (tedesca), l’equilibrio tra norma e libertà? Qui se ne fa a meno. 
McVicar riesuma infatti tutto l’armamentario della regia e messa in scena del comico all’italiana. Ambientazione storica, costumi d’epoca, recitazione vivace e zero “Konzept”. Così nella prima scena l’incontro in chiesa da Walther ed Eva, sotto le grandi volte di una cattedrale gotica, ha la leggerezza e il brio di un gioco divertente tra i “soliti” amanti tenuti a freno dalla petulante nutrice. Si ride parecchio anche con Beckmesser (irrepresensibile e spiritoso Johannes Martin Kränzle), sorta di Don Pasquale illuso di poter conquistare la sua bella nonostante gli acciacchi e l’età. Gliene combinano di tutte le specie. Cari giovani, occorre rispetto, dice lui risistemandosi i capelli vezzosamente impomatati. Ma che fastidio quel colpo della strega che gli blocca la schiena come un Bartolo d’antan. D’altra parte nella sfrontata maestria teatrale esibita nella zuffa notturna e nel torneo finale si misura la distanza tecnica coi nostri teatranti: meccanismi corali ad orologeria, nonostante la sovrabbondanza di giocolieri, trampolieri, mangiafuochi e altre amenità. Buffi Meistersinger anche per Vladimir Jurowski, artefice di una lettura sensibile, divisa tra patetismi e virtuosismi, ma priva di ispessimenti sinfonico-costruttivi: realizzata al meglio dalla London Philharmonic e dal coro di Glyndebourne. “Pulita” la prova della Eva di Anna Gabler, superba quella vocale e attoriale di Gerarld Finley, Hans Sachs lirico, parlante, “aproblematico” fino alla fine. L’opera scorre, ci si diverte molto, la provocazione va a segno. Anche se qualcosa è venuto a mancare. 

Andrea Estero 


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306 Novembre 2024
Classic Voice