Wagner – Tristan und Isolde

Ovazioni per Gatti alla sua prima direzione all'Opera di Roma
interpreti R. Nicholls, A. Scheger, B. Polegato, M. Breedt, J. Relyea
direttore Daniele Gatti
regia Pierre Audi
teatro dell’Opera
ROMA

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ROMA – Wagner, Mahler, Berg. Un percorso. Il percorso che descrive gli affetti musicali di Daniele Gatti. E su cui il direttore musicale milanese è ritornato di recente con i complessi del Concertgebouw di Amsterdam al Lingotto. Lo stesso sguardo in prospettiva si coglie nello stupendo Tristano e Isotta con cui Gatti ha appena inaugurato la Stagione dell’Opera di Roma. Prima di una probabile serie di inaugurazioni – quattro? – che lo vedranno protagonista all’opera capitolina: a partire dalla Damnation de Faust di Berlioz. In un clima di sobrietà e concentrazione atipico per le “prime” romane (se si escludono i troppi che entrano in platea durante la recita, per non parlare di quelli che escono), il Tristan di Gatti ha impressionato per la densità assoluta del pensiero che si fa suono. Gatti ripensa Tristano in quella linea maestra che dal primo romanticismo porta alle sue conseguenze estreme, da Mendelssohn conduce al “suo” Berg.

Nelle “attese” – che il direttore individua come peculiari in quest’opera – s’insinua la vocazione delirante dei protagonisti, sostenuta da una orchestra mobilissima, in grado di passare in pochi attimi dalle trame impalpabili del fantastico ai profili risentiti e nervosi dell’ansioso. C’è una incombente tensione in questa Erwartung wagneriana. Fatta di tempi né lenti, né veloci, ma continuamente cangianti, dall’estasi lirica alla concitazione febbrile. Un sismografo orchestrale che si proietta sulla vocalità svettante ma permeabile alle allucinazioni di Rachel Nicholls, Isotta audace e sfaccettata, meno in quella di Andreas Scheger, Tristano ipersquillante ma avaro di ritenzioni, oltre che al limite nel monologo finale, dove emergeva la duttilità del Kurwenal di Brett Polegato e la pasta timbrica del Marke di John Relyea.

La dialettica tra romanticismo ed espressionismo emoziona soprattutto nel secondo atto: nella notte incantata di pianissimi su cui Gatti insinua, con concise e perentorie impennate orchestrali, le ombre della tragedia imminente. A specchio con il giardino immaginato da Chrtristan-und-isolde-ii-atto_rachel-nichollsisoldeandreas-schagertristan-y-kageyama-opera-roma16-17_3983-mdistof Hetzer (una selva di ossa di balena), che qui sembra una desolata e spoglia foresta dell’anima. Nello spettacolo di Pierre Audi la vera protagonista è la luce: appena fendente attraverso i profili dei cargo navali che accolgono Isotta in viaggio verso la Cornovaglia nel primo atto; “buia” e poi gelida – quando risorge il sole – nel secondo; contrastata nel terzo, dove a rappresentare il destino di amore e morte si staglia sullo sfondo chiaro un monolite profondo come un buco nero, che attrae e inghiotte i protagonisti.

Lungo tutta l’opera persiste una costrizione all’immobilità: Tristano e Isotta non si toccano, non si abbracciano. Confessano il loro amore a distanza, dandosi le spalle. Poi si appoggiano l’uno sull’altra, ribadendo il paradosso di un eros da non consumare. A tratti emergono – in sintonia con la musica – scatti improvvisi, di paura e angoscia, come nel visionario monologo finale di Tristano. Il gioco scenico si fa più pregnante tra Isotta e il suo “doppio” Brangania (Michelle Bredt). Fecondo è il “tradimento” di Wagner: non c’è scambio di filtri (qui il rito magico è propiziato da una pietra, che diventerà poi nel secondo atto un grande e oscuro menhir), ma la consapevole scelta e imposizione da parte di Isotta del sortilegio di (amore e) morte, che d’altra parte per lei coincide con l’unica possibilità di vita.

tristan-und-isolde-iii-atto-yasuko-kageyama-teatro-dellopera-di-roma-2016-17_4145-mdDa brivido il finale, quando Isotta pronuncia il suo Liebestod come un fantasma: una silhouette nera, senza volto, stagliata sullo sfondo di un bianco abbacinante. Gatti, a sorpresa, sottrae a questo canto ogni ombra di vaneggiamento, lo riduce a lirismo puro. Una vera trasfigurazione.

                                              Andrea Estero


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306 Novembre 2024
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