Adès – The Tempest

The Tempest
interpreti S. Keenlyside, A. Luna, A. Oke, I. Leonard, A. Shrader, T. Spence
direttore Thomas Adès
orchestra Metropolitan di New York
regia Robert Lepage
regia video Gary Halvorson
formato 16:9
sottotitoli Ing., Fr., Ted., Sp., Cor.
dvd Dg 4932
prezzo € 23,70

 

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Meredith Oakes ha steso un eccellente libretto: in inglese moderno organizzato in distici rimati, materia ideale per essere musicata. Partitura sostanzialmente tonale quantunque le dissonanze abbondino nel suo linguaggio armonico. Melodia, così come tradizionalmente la s’intende, scarsa in favore d’una ricerca di colore attraverso una strumentazione sapientissima. Scrittura vocale di estrema efficacia nell’impiego d’ogni mezzo possibile – tra i quali il canone riveste particolare interesse – per delineare e differenziare tra loro le diverse psicologie in azione. Uso magistrale della variazione motivica (un unico motivo forma l’ossatura della partitura, racemandosi all’interno di essa in diverse sequenze che la serrano così come le nervature che fuoriescono da un’unica colonna centrale reggono una luminosa cappella gotica) al fine d’assicurare una profonda unità interna. Tutte cose che, ovviamente, la direzione dell’autore fa scorgere con assoluta nitidezza.
Lo spettacolo di Lepage è sensibilmente diverso da quello di Tom Cairns col quale l’opera vide la luce a Londra nel 2004: se contribuisce così ad approfondirne alcuni aspetti, dimostra altresì il ben più proficuo convincimento del Metropolitan rispetto al Covent Garden, che un video non ha creduto opportuno osarlo limitandosi al cd.
L’idea centrale non è certo nuova, però funziona sempre ove la si sappia impiegare con intelligente fantasia: la magia di Prospero è quella del teatro. Ed essendo Prospero di Milano, il teatro è la Scala. Durante le prime battute (in cui gli archi enunciano il motivo generatore dell’opera) siamo in palcoscenico a contemplare la sala del Piermarini sul fondo; c’è il modellino d’una nave e un grande lampadario a terra; compare un’esile figuretta inguainata in un body azzurro scintillante, che comincia a far roteare il lampadario aggrappandocisi da sotto e restandovi appeso mentre questo s’innalza e mette in moto la tempesta, segnalata dall’ondeggiare – molto “strehleriano”! – d’un telo azzurro dal quale escono e rientrano torsi e teste dei naufraghi napoletani. Tutto il prosieguo avviene poi sul palcoscenico scaligero, dunque in continua prospettiva metateatrale: gestualità misurata ma magnificamente articolata, effetti speciali minimi, estrema chiarezza narrativa.
Simon Keenlyside ricrea la parte di Prospero che Adès ha confezionato sulla misura delle sue prodigiose doti sia vocali che attoriali: dizione e proprietà scenica da National Theatre, canto fenomenale per la varietà della tavolozza cromatica impiegata per animare ogni più piccolo tassello dell’arioso perenne di cui la parte si sostanzia, con ciascuna piccola apertura melodica resa trafittura espressiva memorabile. Audrey Luna sciorina le iperboli vocali di Ariel (unico personaggio del quale volutamente non si capiscono le parole, perse nello scintillare d’una tessitura che ha la sua nota cardine nel mi sovracuto e tocca anche il sol) con un aplomb e una fluidità straordinarie. Il Calibano di Alan Oke è personaggio particolarmente ben riuscito tanto nel libretto quanto nella musica, e il resto della compagnia è di livello paradigmatico, avendo l’autore provveduto a scegliere fornendo nel caso opportuni aggiusti.
Elvio Giudici

 

 


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