interpreti M. Didyk, S. Aksenova, L. Diadkova. A. Goryachova direttore Mariss Jansons orchestra Royal Concertgebouw Amsterdam regia Stefan Herheim regia video Misjel Vermeiren sottotitoli rus, eng, fer, fra, chi, jap 2 dvd C Major 743908 prezzo 33,20
È ora disponibile in dvd/bd l’edizione della Dama di picche che Mariss Jansons ha diretto l’anno scorso all’Opera Nazionale Olandese di Amsterdam con l’orchestra del Concertgebouw per la regia di Stefan Herheim.
È uno spettacolo tra i più attesi, seguiti e recensiti di una passata stagione operistica europea. In primo luogo perché la presenza di Jansons su un podio lirico è evento più unico che raro – a dispetto del fatto che il musicista di Riga abbia più volte dichiarato che adora dirigere a teatro anche più che nelle sale da concerto -; secondariamente perché le messinscene di Herheim rappresentano sempre un punto interrogativo per il pubblico che si prepara ad assistervi, tante e tali sono le soluzioni da lui escogitate di volta in volta. In questo caso l’idea che sorregge lo spettacolo è di rileggere la ben nota vicenda puskiniana attraverso il filtro della vicenda umana e artistica del compositore. All’inizio questi beve un bicchiere d’acqua inquinata e si ammala di colera. Ma prima di morire racconta la storia come appartenesse al proprio passato. La scena rappresenta dunque il suo salotto – il pianoforte in bella evidenza – frequentato da tanti piccoli Ciaikovskij. L’impianto scenico è però congegnato in modo tale da trasformarsi mediante rapidi cambi a vista nei luoghi e nei tempi puskiniani della storia: ciò che certamente non delude quanti amano assistere a messinscene “tradizionali”. D’altra parte è anche vero che se c’è un autore la cui arte si rilegge sempre nell’ottica di un esasperato biografismo, questi è proprio il russo. E lo psicologismo che anima la regia non è mai né ovvio né tantomeno sciatto, anche perché le corde di una mondanità leggera e di una tragicità caricata riescono a fondersi in modo più che plausibile.
Chi ascolti questo dvd viene però catturato dalla direzione di Jansons molto più che dalla messinscena a suo modo rigorosa di Herheim. Inutile dire che, data la qualità del musicista e la classe di quella fantastica orchestra che è quella del Concertgebouw, il risultato è di una bellezza a dir poco rapinosa. Sembra infatti il suono essere a fuoco come se fosse “disegnato” da un raggio laser: pieno, profondo, pulsante di vita ed energia. Colpisce soprattutto però la scelta che Jansons compie a monte di questa esecuzione. Che è quella di marcare la classicità del linguaggio ciaikovskijano, la sua trasparenza, la sua “mozartudine”. Cosicché la dimensione intimistica dell’elegia prevale di gran lunga su quella romantica del drammone a tinte febbrili. Ciò si accorda molto bene all’idea registica di un dramma raccontato al passato. Molto meno bene all’idea di una rilettura in chiave biografica. Ma certo non si corre il rischio, sempre dietro l’angolo, di dipingere quel Ciaikovskij tutto passione e sentimento, quasi al confine con l’enfasi retorica del Verismo, che nella Dama si è ascoltato ancor più spesso che nell’Onegin.
Se poi sia la miglior Dama che si possa ascoltare oggi, qualche dubbio permane. Anche perché la compagnia di canto, pur di livello, non è esattamente esemplare. Sono tutti bravi in scena. Disponibili a non dimenticare quella gestualità misurata che Herheim non trascura mai di dettare analiticamente. Ma ai brani più cantabili e appassionati sembra mancare qualcosa.
Lo Hermann di Misha Didyk è molto convincente nel primo monologo ma mostra un po’ la corda – il risultato viene spesso raggiunto faticosamente – nel prosieguo dell’opera, mentre poco adatta alla parte di Lisa, tantopiù in una esecuzione dal segno così intimistico, è la vocalità di Svetlana Aksenova. E lo stesso si può dire per la Polina di Anna Goryachova, mentre ancora efficiente è Larissa Diadkova (anche se scenicamente un po’ sulle sue) come Contessa. Più che accettabili infine i contributi di Alexej Markov (Tomskij) e di Vladimir Stojanov (Eleckij).
Enrico Girardi
Nel mensile “Classic Voice” di carta o in digitale c’è molto di più. Scoprilo in edicola o su www.classicvoice.com/riviste.html