Donizetti – Il castello di Kenilworth

interpreti J. Pratt, C. Remigio, X. Anduaga, S. Pop
direttore Riccardo Frizza
orchestra Donizetti Opera
regia Maria Pilar Pérez Aspa
regia video Matteo Ricchetti
dvd Dynamic 37834

 

Ancora nell’esilio (peraltro dorato, bello com’è) del teatro Sociale in Bergamo Alta in attesa della conclusione dei lavori al Donizetti, il festival del 2018 dedicato all’illustre bergamasco ha avuto al suo centro la rivisitazione di questo suo lavoro giovanile, nella revisione sull’autografo a cura di Giovanni Schiavotti.
Che non tutte le settanta opere di Donizetti siano capolavori, ci sta. Che un festival a lui intitolato debba provare a metterle in scena tutte almeno una volta, anche. E dunque, ben venga anche questa che tanto bella proprio non è, gravata per giunta da drammaturgia e versi che definirli zoppi è già far loro un complimento: l’importante, perché l’operazione abbia comunque un senso, è farla al meglio, e musicalmente s’è fatto centro.
La ragion d’essere di partiture siffatte sta nel canto, di difficoltà tra il ragguardevole e il trascendentale: imperativo quindi, nell’allestire questo “Castello”, partire dal cast.
Jessica Pratt, nel ruolo di Elisabetta d’Inghilterra, sfodera registro acuto impressionante comprensivo di mi sovracuti al fulmicotone, agilità sgranate ch’è una meraviglia: e persino il fraseggio, suo consueto punto debole, stavolta riesce partecipe e comunicativo. Carmela Remigio le sta al pari quanto a perfezione d’una linea sempre morbida, omogenea, luminosa, con legati d’alta scuola e colorature di suprema eleganza; ma la supera per i raffinatissimi chiaroscuri d’accento: l’aria del terz’atto con accompagnamento di armonica a vetro è senz’altro il momento migliore dell’opera, e il superbo canto della Remigio ce la fa ascoltare con intensa commozione.
Ci sono due tenori, uno buono e l’altro bieco, accomunati da vocalità entrambe impervie: Xabier Anduaga sfoggia timbro bellissimo, svetta luminoso e squillante, accenta con impeto contagioso; Stefan Pop ha linea robusta e di suggestiva brunitura, giovandosene per trovare accenti assai suggestivi. Guida la volonterosa Orchestra del Festival un Riccardo Frizza impetuosissimo e incisivo, dimostrandosi ancora una volta accompagnatore attento e consapevole di esigenze vocali tanto impegnative.
La regia è affidata a Maria Pilar Pérez Aspa: grande attrice protagonista di bellissime serate al defunto teatro Ringhiera di Milano diretto da Serena Sinigaglia. Duole dire che questi indiscussi meriti non bastano a laurearla regista e meno che mai regista d’opera, anche tenendo conto delle obiettive limitazioni del Sociale. Dilettantismo nell’uso dello spazio; trovate penose come quella gabbia semovente che racchiude la povera Remigio costretta a deambularvi su e giù; gestualità da film muto: provincia, e della peggior specie.
Elvio Giudici

 

 

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306 Novembre 2024
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