interpreti R. Fleming, P. Beczala, J. Relyea, D. Zajick, E. Magee direttore Yannick Nézet-Séguin orchestra del Metropolitan di New York regia Otto Schenk regia video Barbara Willis Sweete formato 16:9 sottotitoli Ing., Fr., Ted., Cor. dvd Decca 0743873 prezzo 23,70
Gesù, che vecchiume. Sempre più bastione della soffitta di Nonna Lirica, il Met. Che quando annuncia un teatro di oggi fa solo finta, con spettacoli furbi nel proporre i soliti piatti narrativi da osteria fuori porta ma ricoperti da salse Nouvelle Cuisine grazie a ritrovati tecnologici à la page. Oppure va giù piatto, e riscodella paro paro un bric-à-brac talmente muffito e sciamannone da fare invidia alla Staatsoper di Vienna, che è tutto dire. Da Vienna, d’altronde, proviene questo, firmato dalla Gran Vestale del Vecchio, Otto Schenk, che l’ha varato nell’87 con tutto lo scialo possibile di cartapesta per “fare” bosco e laghetto con alghe verdastre, la strega col pentolone fumante a fare il verso alla disneyana Grimilde, circondata da elfetti biancovestiti che alzano e abbassano le braccia come le figurette del carillon, rane giganti che zampettano, coniglioni in falpalà che danzano, Spirito delle Acque che vien su dall’acquitrino tutto pittato di verde smeraldo, si scrolla l’acqua dalla criniera e agita un caftano verdolino tutto sbrindellato per fare creatura soprannaturale. Spettacolo esportato a New York nel ’93 e da allora visto altre quattro volte, sempre in omaggio alla Diva Renée. Che si congeda da uno dei ruoli coi quali più s’è identificata e che ha già consegnato al dvd col memorabilissimo spettacolo di Robert Carsen: avrebbe fatto meglio a non rischiare il paragone. Molto appesantita la voce, difatti: emissione più faticosa ovunque ma con scialo di note sfocate e tremule al centro e in basso, con più d’un sospetto di stridore in alto; sempre bello il timbro, ma la celebre e sempre celebrata “cremosità” s’è alquanto rappresa in grumi che l’inacidiscono non poco. Attrice, poi, non è mai stata né ha fatto mai alcunché per fingerlo.
Bene invece Piotr Beczala: canto insolitamente spavaldo e luminoso, do acuto sicurissimo, persino una tal quale personalità nel fraseggio. Dolora Zajick fa ormai la caricatura alla caricatura che sempre è stata la sua statura artistica, del tutto sacrificata all’ostentazione la più brada possibile della voce: che adesso neppure c’è più, non bastando certo un si bemolle acuto tenuto allo spasimo per fingere ci sia. Palliduccia quantunque cantata benino la Principessa di Emily Magee, e un po’ provato nel grande arioso del second’atto l’altrimenti autorevole John Relyea: sicché l’unica ragion d’essere d’un documento altrimenti inutile è la direzione di Nézet-Séguin. Il quale imprime all’opera un potente respiro strumentale, esaltandone così la sua vera natura di poema sinfonico con voci: non poche volte deve venire a patti con l’imbolsita emissione della Fleming (massime proprio nella canzone alla luna), ma riesce comunque a sostenerla con decoro, trovando poi colori, ritmi e dinamiche trascinanti sempre e originali spesso, nel quadro d’una generale trasparenza in cui viene mantenuto il fitto articolarsi dei molti piani sonori.
Elvio Giudici